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Buffon, Tagliavento, Muntari, Pistocchi. La libertà di parola presa…a calci

Dopo il tweet di Pistocchi successivo a Juventus-Lazio, sull’abbraccio tra Buffon e Tagliavento, si è scatenata la polemica contro il giornalista di Mediaset. Lanciata petizione per la radiazione dall’albo.

 

https://twitter.com/pisto_gol/status/823182893572915201

 

Libertà di opinione e di parola, santa, sacrosanta, tranne quando ti colpisce.

Pare una regola non scritta, scuccede quasi sempre, siamo tutti paladini della giustizia con i guai degli altri, ma appena una cosa ci tocca, smette di essere divertente indossare i panni dell’amichevole Spiderman di quartiere e si diventa un Goblin arrabbiato e pronto a vendicarsi delle istituzioni corrotte. Succede con le vignette irriverenti di un giornale violentemente satirico, succede con questioni più basilari, è successo per Maurizio Pistocchi ed il suo tweet dopo Juventus-Lazio.

Un abbraccio tra Buffon e Tagliavento, una battuta sul gol annullato a Muntari dallo stesso, niente di più. L’avessimo fatta al bar con gli amici ci avremmo riso una serata. Ma l’ha fatta un giornalista e tutti la vogliono considerare un’illazione ed è per questo che dopo due giorni di polemiche è stata lanciata addirittura una petizione per radiare il giornalista di Mediaset dall’ordine dei giornalisti. Questo il testo della petizione: “L’essere fazioso e l’irriverenza che costui applica nei riguardi del mondo juventino sono ormai divenuti insostenibili. Siamo stanchi di subire offese gratuite, generalizzazioni banali e opinioni che nulla hanno a che vedere con il giornalismo e con la neutralità che un opinionista dovrebbe avere, sopratutto in una emittente di rilievo come Mediaset”.

Ora, dando per giusta (facendo un grande sforzo) la rabbia e l’offesa da lavare col sangue, dando per scontato che il ruolo “super partes” del giornalista dovrebbe restare anche in ambiti social come twitter e facebook, proviamo anche a giustificare la reazione. La domanda che ci si dovrebbe porre è: dov’è questo sentimento comune di rivalsa, di tirare fuori il tomahawk e di andare a caccia di scalpi, quando nessuno parla dei cori antisemiti o razzisti negli stadi? Dov’erano quando si insultavano i giocatori di colore? Dov’è tutto ciò quando si spendono soldi come se non ci fosse un domani in un mondo che ha nel suo fulcro dare calci ad un pallone (spesso, tra l’altro, cucito chissà dove e da chissà chi)?

Per prendersela di meno e per ridere di una battuta (tanto più di un riferimento ad un fatto successo anni fa, ma che evidentemente continua a creare scintille pericolose per code di paglia varie ed eventuali), basterebbe ricordarsi che ci sono cose molto più gravi per cui prendersela e denunciare. O, semplicemente, che stiamo parlando di un gioco. Solo e soltanto un gioco.

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