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ESCLUSIVA – La verità di Alessio: “Ci siamo sentiti soli, non abbiamo avuto alcuna protezione da parte delle forze dell’ordine. Ecco cosa è stato detto ad Hamsik”

Alessio De Luca è un vigile del fuoco, tifoso del Napoli. Sabato sera era all’Olimpico per assistere alla partita di Finale di Coppa Italia. Alessio era presente in Curva Nord, ha vissuto in prima persona i momenti che sono susseguiti in curva quando circolava la voce che Ciro, il tifoso ferito, fosse morto.

La verità di Alessio apre nuovi scenari sulla famosa vicenda della “trattativa” e sull’organizzazione dell’ordine pubblico. Ecco quanto ha dichiarato, in esclusiva, ai microfoni di 100x100Napoli Alessio De Luca:

Alessio tu sei andato con amici a vedere la partita a Roma. Quando siete arrivati a Tor di Quinto come avete trovato la situazione? Già c’erano gli scontri?
“Eravamo sei persone e siamo partiti da soli cioè non eravamo aggregati a nessun gruppo. Siamo arrivati a Tor di Quinto, abbiamo posato le macchine e ci siamo incamminati verso lo stadio. Però mi sono accorto che rispetto a due anni prima, quando il Napoli giocò con la Juventus, lateralmente non c’era la Polizia. Non c’era nessuno. Camminavamo soli, insieme ad altri tifosi certo ma senza sicurezza”.

La zona di Tor di Quinto era aperta o chiusa?
“Era completamente aperta a tutti. Con tutti intendo che passavano anche macchine con abitanti romani, quando la macchina era di un napoletano si riconosceva. Ma lì passavano tutti c’erano anche persone che facevano jogging. Eppure si sentivano degli scoppi di bombe carte ma, ripeto, non c’era nessuno delle forze dell’ordine”.

Quando siete arrivati fuori allo stadio com’era la situazione?
“Tranquilla. Noi ci siamo messi in fila per entrare e una volta entrati c’erano gli steward che ci controllavano. Mentre facevamo la fila ci è capitato di vedere un solo ragazzo senza biglietto ma lo hanno portato fuori, non è entrato”.

Una volta all’interno dell’impianto, sapevate già che un tifoso fosse stato ferito?
“No, la voce è arrivata poco dopo. Infatti prima che circolasse la notizia le nostre bandiere sventolavano. Inizialmente si parlava di poliziotto ferito, poi di un tifoso. Ma non si capiva se fosse morto o meno perché la notizia era un po’ confusa però poi un giornalista straniero ci disse che era morto”.

Nel momento in cui vi siete accertati che non fosse il poliziotto ma un tifoso ferito, che reazioni ci sono state in curva?
“La notizia che arrivò fu della sua morte ma volevamo essere certi di ciò però abbiamo iniziato a non sventolare più le bandiere. Poi Gennaro De Tommaso si è girato verso un capo ultrà di un gruppo della Sanità, che milita in Curva A, ed ha detto “NOI CE NE ANDIAMO, SE IL RAGAZZO E’ MORTO ANDIAMO VIA”. Poi ci hanno detto che non si faceva nessun coro e nessuna coreografia”.

Alessio veniamo al momento della cosiddetta “trattativa”. Come sono andate realmente le cose?
“Loro volevano parlare semplicemente con la Digos per poter prendere un appuntamento con i capi ultrà della Fiorentina e parlare con loro. Infatti anche i tifosi viola hanno ritirato le coreografie. La curva voleva notizie certe sul ragazzo perché nessuno sapeva dire nulla e così è stato chiesto di poter parlare con la Società Calcio Napoli per accertarsi delle reali condizioni di Ciro. Così è arrivato Formisano che ci ha detto le cose come stavano. Hamsik è stato chiamato, è vero, ma a lui sono state dette queste testuali parole “NOI NON VI SOSTENIAMO MA VINCETE COMUNQUE”. Per quanto riguarda le bombe carta lanciate ai vigili, posso dire che non erano per le forze dell’ordine ma per i fotografi. Gli ultras urlavano “ANDATE VIA” perché loro urlavano allo scoop. Volevano allontanarli”.

Il gruppo della Curva A ad un certo punto è andato via o è rimasto per tutta la partita?
“No, loro sono rimasti. Gennaro invece i primi minuti della partita l’ho visto poi non l’ho visto più, ed è difficile non notarlo quando è allo stadio”.

Alessio quando la partita è finita vi hanno trattenuto all’interno dello stadio oppure siete usciti senza problemi?
“Assolutamente, non ci hanno trattenuti. Abbiamo aspettato che i giocatori facessero il giro del campo con la Coppa e poi siamo andati via”.

Mentre tornavate a Tor di Quinto c’era più sicurezza per strada?
“Il ritorno non dico che è stato identico all’andata ma quasi. Sul nostro cammino c’era qualche camionetta in più della Polizia, sulle vie trasversali c’erano le volanti delle forze dell’ordine ma nulla di più. Abbiamo comunque camminato da soli e la zona, nonostante ciò non era stata chiusa”.

 

 

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