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Garcia: “Juve e Napoli in agguato, non pensiamo allo scudetto. Felice che si giochi il 18”

«E’ presto per parlare di scudetto, Juve e Napoli sono solo a -2. Si può dire che in Spagna l’Atletico vincerà il titolo? No, anche se ha fatto 8 su 8, ma ci sono sempre Barca e Real. Per noi è più importante il distacco sul quarto posto».
Esordisce così Rudi Garcia, interpellato sul futuro prossimo della sua Roma, che lì in alto da capolista fa sognare l’intera città. E’ schietto l’allenatore francese, risponde alle domande senza grandi giri di parole. «La Juventus ultimamente è molto criticata? Forse per il rendimento europeo. Vincere è sempre difficile, rivincere ancora di più. Conte è un combattente, ci ho parlato dieci minuti e mi sono bastati per capire che è un grande tecnico, ma anche una persona interessante. Per noi la parola scudetto non è un tabù, ma adesso è fuori dalla nostra testa, pensiamo a vincere gara dopo gara. Di certo, non giocare le coppe per noi è un vantaggio».

Su Totti e De Rossi, Gervinho e Ljajic «Al momento giochiamo con Francesco centrale, ma una squadra che ha un solo modo di giocare è limitata. Il capitano ha bisogno di toccare tanto la palla: quando ce l’ha lui può illuminare il gioco. Daniele in fase difensiva scala spesso a fare il terzo centrale, è una sua qualità e lo fa benissimo. In alcuni momenti possiamo restare stretti nelle linee, in altri andare a fare pressing alto, come nel primo gol di Milano. Adem può giocare anche al posto di Florenzi, ha avuto problemi alla schiena, ma ha un talento immenso e può crescere. Ora Gervinho è più maturo, aiuta la squadra. E la testa fa la differenza, ha fiducia in se stesso».

Discriminazione territoriale  «Il razzismo va combattuto in ogni modo. Lo sport è la più importante scuola di vita: qui non conta il colore della pelle o la religione, ma il talento. Poi ci sono delle regole, in Inghilterra con i video hanno risolto: si prende il colpevole e lo si punisce, senza penalizzare tutti. Il campanilismo esiste pure in Francia, ma il vero problema oggi è che la famiglia è un po’ distrutta come aggregazione. Bisogna lavorare sui bambini, che poi sono i tifosi del domani». 

Roma-Napoli il 18: va bene così?  «Sì, era la mia prima scelta. E mi sono piaciute le parole di Prandelli: “So che c’è una partita, farò le cose con buon senso”. I miei giocatori devono dare il 100% e poi tornare qui presto. Sto lavorando sul modo di giocare e sulla testa dei giocatori».

Fonte: La Gazzetta dello Sport

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