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La grande bugia del Napoli di Sarri grande con le piccole

Punti preziosissimi persi banalmente contro le ultime della classe. Gli azzurri non hanno affatto il risolto un problema cronico.

 

Il pareggio casalingo con il Palermo, che sa di sconfitta, apre nuovi scenari interrogativi sull’attuale stagione degli azzurri. Terzi in classifica, fra Roma e Inter e con la Juventus ormai sempre più lontana nonostante un gara da giocare, i partenopei sembrano ripetere – peggiorandoli – gli stessi errori che lo scorso anno gli hanno impedito di vincere uno scudetto che sembrava finalmente alla portata.

Bisognerebbe smetterla con il “va tutto bene” sempre e comunque, o magari semplicemente esaltare fino all’inverosimile le cose buone omettendo ciò che non va. Esempi banali, Napoli-Sampdoria vinta immeritatamente al 95esimo dopo mezz’ora con un uomo in più è stata dipinta come la “vittoria sporca di carattere“, Milan-Napoli invece è stata da taluni disegnata come una sorta di “dominio azzurro di 95 minuti”. Non va bene affatto, non si cresce così e infatti quest’anno non lo stiamo facendo.

L’attuale stagione, al netto della cessione di Higuaín ma con una rosa ampiamente rinforzata nel suo complesso, vive momenti di alti e bassi. I due mesi di crisi (ottobre-novembre), subito dopo l’infortunio di Arek Milik, pesano come un macigno nell’economia statistica del campionato così come l’aver buttato via tanti punti contro le cosiddette piccole e negli scontri diretti.

Una “leggenda mediatica” degli ultimi tempi narra di un Napoli finalmente grande anche con le piccole, ma questa è soltanto una favola nel vero senso della parola, numeri alla mano. Gli azzurri sono involuti letteralmente rispetto alla scorsa stagione in tal senso, saltano all’occhio ben 4 punti persi con Palermo e Pescara, i due fanalini di coda dell’attuale campionato. A guardar meglio la classifica poi gli azzurri hanno perso ben 8 punti con le ultime 6 della graduatorie della Serie A, numeri enormi dal punto di vista negativo per una squadra che vuole lottare per il vertice.

Altra aggravante rispetto alla scorsa stagione, è l’aver fallito fino ad oggi praticamente quasi tutti gli scontri diretti di alta quota. Escludendo le vittorie con le milanesi, gli azzurri hanno perso con Juventus, Roma e Atalanta e pareggiato con Lazio e Fiorentina. Chi sminuisce il peso negativo di uno scontro diretto perso viene smentito da un semplice dato: bastava pareggiare la gara casalinga con la Roma per stare oggi di un punto davanti ai giallorossi e senza la mannaia di uno svantaggio in caso di arrivo alla pari.

Appellarsi alla sfortuna e agli episodi, al colore delle proprio maglie da gioco o peggio ancora alla voracità sportiva degli avversari, è un qualcosa che cristalizza in negativo la crescita di una squadra con grosse potenzialità. Una squadra che è sulla carta la più completa dell’era De Laurentiis, nonostante la cessione del proprio fuoriclasse all’avversaria più forte. Nei palmares non ci vanno i possessi palla, nè la bellezza del gioco (definizione peraltro molto soggettiva), ma solo la concretezza dei risultati che portano a vincere i trofei.

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