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La storia di Ciro il grande che sconfisse il nano da giardino

10 maggio 1987: un giorno che è entrato nella storia per tutti i tifosi del Napoli,

dal momento che, in quella data, gli azzurri conquistarono il loro primo, storico, scudetto. Quattro giorni prima, a Lovanio (o Leuven, che dir si voglia), al centro delle Fiandre, nasceva Dries Mertens. Figlio di Herman, ginnasta di successo, il piccolo Dries manifesta molto presto la voglia di giocare a calcio. Uno specialista di Anversa gli consigliò di intraprendere la strada del calcio a cinque: il motivo? La sua eccessiva gracilità.

Ma il ragazzino vuole inseguire il suo sogno e comincia a giocare nelle giovanili della squadra locale, per poi passare all’Anderlecht e al Gent. Ma entrambe le squadre lo mettono alla porta per la medesima ragione, la stessa di cui parlava lo specialista di Anversa: Dries è ritenuto troppo piccolo per giocare a calcio. Talentuoso, dal bel tocco, agile, ma troppo piccolo. Anni dopo, il capo-scout del Nec Nijmegen, Henk Grim, vedendolo giocare in seconda divisione con l’AGOVV, lo definirà addirittura “nano da giardino”.

Nel 2009, dopo tre anni con l’AGOVV, arriva la grande chance: l’Utrecht sceglie di puntare su di lui e Dries ripaga la fiducia. Alla prima stagione segna 6 gol in 34 presenze, ma è nella seconda che da il meglio di sé: con 10 gol in 31 presenze viene eletto secondo miglior giocatore dell’Eredivisie, preceduto solo da un fuoriclasse come Luis Suarez. Fa, inoltre, il suo esordio in una competizione europea, in Europa League, in un pirotecnico 3-3 contro…il Napoli (quasi un segno del destino), partita nella quale fornisce due assist.

L’anno successivo viene acquistato dal PSV Eindhoven insieme al suo compagno di squadra Kevin Strootman, altro calciatore che in seguito troverà la consacrazione in Italia. Nella stagione d’esordio segna 27 gol complessivi, di cui 21 in campionato: un buon bottino per un nano da giardino. La seconda stagione è meno prolifica dal punto di vista realizzativo, ma probabilmente migliore da quello del rendimento: Dries, inoltre, incontrerà nuovamente il Napoli in Europa League, segnando un gol e servendo un assist nella gara in cui gli azzurri vengono travolti per 3-0 in Olanda.

Nel frattempo, nel 2011 esordisce anche in Nazionale, segnando il primo gol con i Diavoli rossi in amichevole contro l’Olanda, il paese che lo ha adottato (calcisticamente parlando). Nel 2013 arriva la chiamata di Rafa Benitez, che vuole portarlo nella sua nuova squadra: proprio quel Napoli che ha incontrato due volte in Europa League, quel Napoli che aveva “maltrattato” con il PSV. Il primo anno in azzurro è positivissimo, con 13 gol stagionali, anche se viene usato prevalentemente come riserva di Insigne. Nel 2014/2015 segna 6 gol in campionato, ma disputa un’ottima Europa League, risultando decisivo nel cammino degli azzurri fino alle semifinali, dove però saranno eliminati (non senza polemiche) dai modesti ucraini del Dnipro. A fine anno Benitez va via, e a sostituirlo sarà Maurizio Sarri: dopo una stagione così e così (nella quale migliora, tuttavia, di parecchio la sua media realizzativa) arriva l’esplosione.

Dries inizia la stagione alla grande, con una doppietta a Pescara e una in Champions League contro il Benfica, ma continua ad alternarsi con Insigne. Poi arriva l’infortunio di Arkadiusz Miilik (un altro che come lui arriva dall’Olanda) e, viste le difficoltà di Manolo Gabbiadini a ricoprire il ruolo di centravanti, il conseguente capolavoro di Sarri. Il tecnico sceglie di puntare sul piccolo belga come “falso nueve”: il risultato va al di là di ogni più rosea aspettativa. Gol decisivo a Lisbona contro il Benfica che regala agli azzurri il primo posto nel girone, tripletta al Cagliari, poker contro il Torino (condito da un pallonetto esagerato), altra tripletta contro il Bologna, gol al Real Madrid, doppietta all’Olimpico contro la Roma. Mertens chiude la stagione con 28 (VENTOTTO!) gol in campionato, solo uno in meno del capocannoniere Edin Dzeko: in totale le marcature sono 35.

La nuova stagione inizia così come era finita la precedente: gol al Nizza nell’andata dei preliminari di Champions. Nelle prime 4 partite segna 5 gol: uno all’Atalanta, uno al Bologna e una tripletta al Benevento. Poi arriva il match con la Lazio all’Olimpico. I biancocelesti chiudono il primo tempo in vantaggio grazie a un gol di De Vrij, poi gli azzurri ribaltano il risultato con i gol di Koulibaly e Callejon. Al 59′, l’ennesimo capolavoro. Strakosha in uscita anticipa Mertens, la palla va verso il fallo laterale e il folletto belga la insegue per poi calciare di prima intenzione: ne viene fuori un pallonetto sublime, che si insacca alle spalle del portiere albanese. Un gol meraviglioso.

A fine partita gli elogi di Sarri, che si è detto anche emozionato per la perla alla quale assistito: “Sta diventando un fuoriclasse. Voglio che lui continui a essere un animale affamato di gol. All’inizio non pensavamo che potesse diventare così forte come attaccante centrale. Mi spiace che l’abbia scoperto solo a 28 anni, perché sarebbe potuto diventare un attaccante devastante di livello mondiale”. Meglio tardi che mai, si potrebbe dire. Ma possiamo anche dire che non si tratta poi di un errore così grave, se si pensa che qualcuno lo aveva definito non adatto al gioco in quanto “nano da giardino”. Ma adesso quel nano da giardino è diventato un gigante del calcio europeo. E ha tutti ai suoi piedi.

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