Rassegna Stampa

L’analisi di Merlo su Repubblica che attacca De Laurentiis

De Laurentiis Napoli albania

Su Repubblica oggi in edicola Francesco Merlo fa la sua analisi sulla vicenda De Laurentiis dove attacca in maniera decisa il presidente del Napoli.

Questi i passaggi più significativi dell’articolo che è possibile leggere in versione integrale sul quotidiano oggi in edicola.

“A lui (si riferisce a De Laurentiis n.d.r.) va la tenera riprovazione che. Benedetto Croce riservava ai “lazzari” — così li chiamava — della città di. Napoli, che ai suoi tempi erano i popolani lebbrosi e miseri, vale a dire i poveracci, e oggi sono i poveretti ricchi e potenti: padroni, sindaci, governatori e presidenti. Tutti come Ferdinando I, che era appunto “il re lazzarone”.

È insomma impossibile non fare gli auguri sinceri e risentiti a. Re Aurelio, esemplare della Napoli dei corni rossi e di Pulcinella, del vittimismo e di san Maradona, degli istinti e della pernacchia “di petto” (non quella di Eduardo che era “di testa”). E difatti Re Aurelio “di petto” ha detto di aver confuso il covid con la spanzata di ostriche, il virus della pandemia con il mollusco che è un must dell’arricchito italiano, è la voglia di rifarsi per mezzo del cibo eccessivo e prelibato.

De Laurentiis sicuramente già malato, mercoledì pomeriggio ha dato infatti un passaggio sull’aereo privato in partenza da Linate, dopo la riunione della Lega Calcio all’hotel Hilton. De Laurentiis era arrivato in mattinata già con la febbre, e senza mascherina aveva affrontato e forse contagiato i suoi colleghi presidenti, i padroni del calcio italiano, e aveva pure barcollato — c’è il video, penoso e pietoso — davanti ai giornalisti.

Nella villa di Capri, che ha preso in affitto sino al 31 ottobre, un giardino adagiato sul golfo più bello del
mondo, si sono scoperti malati la moglie Jacqueline Baudit, una signora franco svizzera che Aurelio conobbe in un collegio inglese a Bath. E sono a rischio pure i tre figli, che gli hanno dato sei nipoti. Sicuramente si sono ammalati anche alcuni dirigenti del Napoli (quanti?) e sono in isolamento tutti gli uomini — una folla — che il presidente ha incontrato nei tre giorni di ritiro della squadra a Castel del Sangro.

Insomma De Laurentiis è il centro di un brutto focolaio. E chissà quante persone ha incontrato il presidente del Benevento, che fortunatamente sta bene, da quando è sceso da quell’aereo infettato.

Si somigliano Briatore e De Laurentiis? Oppure si somigliano di più De Laurentiis e Vincenzo De Luca per il quale Re Aurelio ha fatto endorsement? Hanno tutti e tre lo scomposto talento che l’Italia chiama “stoffa del simpatico figlio di puttana”.

De Laurentiis è anche quello che voleva costruire per le giovanissime speranze del calcio napoletano una scugnizzeria, ma è pure il presidente che aggredisce i poliziotti e insulta i giornalisti con il più spinto turpiloquio nelle telefonate delle 7 del mattino, ed è Pulcinella che scappa sul motorino gridando: «Torno a. Los Angeles a girare i film con Angelina Jolie».

E vuole dire che lui era tutto cinema e ora è tutto calcio, anche se, per la verità, la sua. Los Angeles, dove pure possiede una bellissima villa, erano i cine-panettoni di Boldi e De Sica, e Hollywood per lui era il solito impossibile Altrove dell’italiano piccolo piccolo. Con l’esclusione di Carlo Verdone che la sua Filmauro esibisce come le ostriche, adesso Re Aurelio fa affari soprattutto con il calcio: ha preso il Napoli in serie C e l’ha fatto di nuovo volare, vende e compra giocatori con una destrezza da furbacchione, ma è anche il prepotente che ha cacciato da Napoli Ancelotti, pluridecorato al merito della Civiltà del Pallone dai migliori scrittori di calcio di tutto il mondo, a partire dal nostro Gianni Mura che ne è stato l’eccellenza.

E non bisogna mai dimenticare che Napoli è la sola grande capitale che abbiamo avuto e la sua eleganza e la sua sapienza, anche popolari, non meritano la sguaiata vittoria di tutti questi lazzari.

A differenza di Briatore, De Laurentiis non è mai stato negazionista e aveva fatto il tampone martedì. Ma se il giorno dopo ancora non sapeva di essere infettato, certamente sapeva di stare male: febbre, tosse, dolori”.

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