Editoriale

L’importanza di chiamarsi…Insigne

Roberto Insigne ha convinto Sarri: niente prestito, avrà la possibilità di mettersi in mostra con la maglia della sua città. Ma riuscirà a scrollarsi un cognome pesante dalle spalle?

 

Quanto può pesare un cognome nella carriera di un calciatore? Per Antonio Giordano tanto, a volte anche troppo. Quanto detto stamattina ai microfoni di Radio Marte è stato piuttosto eloquente, Giordano ha riportato alla mente quanto è stato difficile addirittura per Paolo Cannavaro scrollarsi di dosso l’ombra pesante del fratello capitano della nazionale campione del mondo, pallone d’oro, icona del calcio italiano. “Se si fosse chiamato in un altro modo, forse avrebbe avuto una carriera differente”, ha riferito il giornalista del Corriere dello Sport, spiegando come sia dovuto andare via da Napoli per finire al Sassuolo, sulla carta un passo indietro, ma nei fatti, visto gli sono bastati pochi giorni per diventare il capitano di quella che ora è una delle più belle novità e realtà del calcio italiano, la dimostrazione di una qualità indubbia che si è dovuta scontrare, giocoforza, con un cognome pesante.

L’augurio di Giordano è che la stessa cosa non capiti a Roberto Insigne, fratello minore di Lorenzo, bandiera nel bene e nel male del Napoli, con tutte le controindicazioni dell’essere “profeta in patria”. L’ha definito una presenza genuina all’interno dello spogliatoio, un ragazzo d’oro dalle indiscutibili qualità che deve avere modo e tempo di mostrare tutto il suo talento e la cosa sembra trovare corrispondenza nella realtà, se è vero che la sua permanenza a Napoli è stata decisa direttamente da Maurizio Sarri. Una piccola investitura, che si accoda a quella dei compagni che lo vedono allenarsi tutti i giorni e a quella proprio del fratello Lorenzo, che nel 2011 confessò la sua opinione: “mio fratello? Sogno di giocare con lui nel Napoli. E’ più forte di me”.

Per Lorenzo le cose non sono state semplici, tra gli attriti con la tifoseria, le pretese di un pubblico che ama tanto, ma perdona poco soprattutto ai napoletani. La speranza di Giordano, così come quella di tutti i tifosi azzurri, è che a queste difficoltà per Roberto non se ne aggiunga un’altra e che senta di potersi esprimere in tutta libertà, senza confronti, senza paragoni, senza eccessive pretese, per non rischiare di bruciare un talento fatto in casa, soltanto sulla base di un cognome.

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