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Partite alle 12:30: comanda chi paga, attacchi a Sarri pretestuosi

 “Giocare alle 12:30 mi fa schifo”. E’ la dichiarazione di Sarri che ha fatto tanto discutere dopo Empoli-Napoli. 

Gli uomini di campo e quelli che fanno del calcio una missione medico-scientifica la pensano come il tecnico tosco-napoletano.  Ma non è bastato a zittire chi non aspettava altro che fare di una goccia d’acqua una tempesta nel mare di (del) Napoli, cadendo nel ridicolo con gli accenni fuori luogo alla tuta che indossa il mister durante le partite

Eppure in passato hanno denunciato il disagio di giocare alle 12:30 anche Giampaolo, Zeman, Mourinho, Pioli, l’attuale Ct della Nazionale Ventura,  Allegri. Contro di loro nessuna polemica e nessuna accusa di essere “lamentosi”, anzi, il loro messaggio è stato considerato fatto per il bene del calcio italiano.

Sarri ha ragione, non c’è dubbio, ma purtroppo ha anche torto.

Alle ore 12:30 italiane corrispondono le 7:30 del mattino a New York e Washington, le 15:30 ad Abu Dhabi, le 19:30 a Pechino, Shangai, Hong Kong, Singapore e Taipei, le 20:30 a Tokyo.

Insomma un orario che permette a una partita della Serie A di essere visibile contemporaneamente in diretta, anzi live, in quasi tutte quelle parti del mondo pronte a sborsare tanti soldi per trasmettere in TV una partita di calcio.

Per un movimento calcistico come quello italiano che sopravvive soprattutto grazie ai diritti televisivi, incassare soldi per giocare una partita a quell’ora è una manna dal cielo fondamentale per le casse sempre più vuote dei club italiani.

Chi paga comanda, chi incassa ubbidisce. Anzi, finora i tifosi italiani devono ritenersi fortunati che chi paga si è accontentato delle partite poco “appetitose” scelte finora dalla Lega per i lunch match.

Ma forse la pacchia è finita. Considerando che il sabato santo alle 12:30 si giocherà addirittura il derby di Milano, è facile immaginare che chi paga ha capito di comandare il gioco e ora inizia a pretendere qualcosina in più di un semplice Bologna-Cagliari, Udinese-Pescara, piuttosto che Palermo-Sampdoria o Atalanta-Genoa.

Non importa se in Italia in tanti (troppi) non potranno vedere una delle partite più attese dagli sportivi. Gli italiani si rassegnino, a breve arriveranno altri sanguinosi sacrifici tele-calcistici, c’è da scommetterci.

Forse  «e sord’ fanno venì a vista e cecat’», ma in futuro difficilmente faranno vedere le partite importanti a molti italiani.

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