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“Revocate i provvedimenti di contenimento”, l’appello di un gruppo di medici al governo

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Un gruppo di medici si schiera contro le misure di contenimento previste dal governo contro il Coronavirus. Lo riporta TGcom24.

“Il governo revochi i provvedimenti. Di contenimento emessi sulla base di uno stato di emergenza di cui oggi non sussistano dei presupposti di fatto che ne giustifichino l’applicazione”.

E’ la richiesta posta da un gruppo di medici che ha inviato un’istanza in autotutela al governo. Nel documento smontati i “punti della narrativa allarmistica sul coronavirus”

attraverso prove documentali e l’esperienza sul campo. Viene chiesto al governo di giustificare le scelte fatte sulla base delle osservazioni di “esperti”. Di cui, secondo il gruppo di medici, non si conoscono né l’autorevolezza e né l’esperienza (“ci potrebbero essere conflitti d’interesse”).
I medici inoltre criticano la misura che obbliga a usare le mascherine. “Indossarle per ore fa male, tra i rischi l’ipercapnia e sovrainfezioni da microorganismi”.

Persiste un numero di divieti che non trova legittimazione scientifica – L’istanza è stata firmata da Pasquale Mario Bacco, Antonietta Gatti, Mariano Amici, Carmela Rescigno, Fabio Milani, Maria Grazia Dondini. Nell’atto i camici bianchi evidenziano come sia paradossale che “tutt’oggi, nonostante un quadro sanitario nettamente positivo.

Persista un numero impressionante di obblighi e divieti che non trova alcuna legittimazione scientifica e tantomeno giuridica”. Dall’altra parte, spiegano, permane “una regolamentazione confusa, contraddittoria e priva di giustificazione per chi ha un quotidiano e diretto riscontro con la situazione dei pazienti”.

Basta diramare notizie allarmanti – I medici sono convinti che “in  primo  luogo  sia  necessario  chiarire  in  modo  univoco,  chiaro  e scientificamente  credibile  che  il  Covid-19  ha  dimostrato  di  essere  una  forma influenzale  non  più  grave  degli  altri  coronavirus  stagionali: nonostante  l’Oms abbia  dichiarato  l’emergenza  pandemica  l’11  marzo,  le  cifre  ufficiali  dei  deceduti,  dei  contagiati  e  dei  guariti  contraddicono  la  definizione  stessa  di ‘pandemia’ – scrivono -.
Occorre  dare  informazioni  corrette  e  fornire  criteri  di  comprensione  dei dati  reali,  evitando  che  i  media  diffondano  notizie  allarmanti,  a  nostro  parere assolutamente  ingiustificate.  La  banalizzazione  statistica  dei  decessi  è  la sintesi  di  una  comunicazione  istituzionale  che  ha  impedito,  per  tutta l’emergenza  e  ancora  oggi,  di  avere  una  chiara  sintesi  della  situazione, portando  a un  circolo  vizioso  in  termini  di  provvedimenti  sanitari  e  di impatto sociale”.

La verità sulle vittime – Gli esperti si chiedono perché continuare con i “bollettini di guerra” giornalieri senza analizzare affondo i dati, che in questo modo creano solo un allarmismo “infondato sotto il profilo clinico ed epidemiologico”. Come dichiara l’Istituto Superiore di Sanità, l’identikit delle vittime continua a essere quello dell’inizio dell’epidemia: l’età media è di 80 anni. In prevalenza sono uomini e con gravi patologie pregresse.

Se nei comunicati quotidiani si dessero solamente. “I deceduti per Covid, e solo Covid, quale sarebbe lo scostamento dalla medie ufficiali negli anni precedenti per patologie analoghe?”, osservano.

I tamponi non sono strumenti affidabili – I medici, inoltre si chiedono, “quali  siano  i  reali  motivi  per  cui  in  alcune  zone  del  Nord  Italia  si  è registrata  una  diffusione  tanto  abnorme  e una letalità  tanto  più  alta  rispetto ad altre  zone  del  Paese, persino limitrofe”.
Nell’istanza si parla anche di tamponi, che non sono uno strumento affidabile poiché ci sono stati “falsi positivi” e “falsi negativi” e “di  conseguenza.
Le  percentuali ricavate  dal  numero  dei  tamponi  interpretate  e  spiegate  tanto  agli operatori  sanitari. Quanto  ai  media  e  alla  popolazione,  evitando  inutili allarmismi”. E’ stato il professore Ricciardi, consigliere del ministero della Salute, a dire.
Che “oggi in tutto il mondo abbiamo test. Non perfetti dal punto di vista della sensibilità perché messi a punto in poco tempo e devono essere perfezionati. Quindi c’è un’ampia possibilità di sovrastimare le positività”.

Perché non sono stati presi in considerazione i rilievi di medici sul campo – E dunque necessario chiarire, sottolineano, “quali sia il motivo  per  cui  si  è  deciso  di  non  tenere  in  considerazione  gli studi  e  i  rilievi  di  medici  e  specialisti  impegnati  sul  campo,  privilegiando l’impostazione  opinabile  degli  ‘esperti’  anche  laddove  contraddetta  da  casi documentati;  anche  il  ricorso  all’uso  dei  ventilatori  polmonari pare quantomeno controverso”.

Dato che si è trattato nella maggior parte dei casi di tromboembolie polmonari e non di polmoniti.

Perché impedire le autopsie? – Un’altra domanda che non trova risposte, argomentano, è “per  quale  motivo  si  siano  impediti  gli  esami  autoptici,  che  si  sono  invece rivelati,  quando  effettuati,  una  fonte  insostituibile  di  preziosissime informazioni e che hanno consentito di scoprire che la causa principale dei decessi non era la virulenza della patologia, ma una sua errata cura”.

Perché i malati nelle Rsa e perché mantenere ancora le distanze ove non necessario – E poi “per  quale  motivo  si  siano  date  disposizioni,  su  indicazione  dell’Oms,  di trasferire  i  pazienti  anziani  nelle  Rsa, con le  conseguenze  ben note” e “per quale motivo  si  continui  ostinatamente  a  ‘minacciare’  futuri,  possibili scenari  di  inasprimento  delle  misure  di  contenimento,  come  se l’epidemiologia  dipendesse  solo  dalla  mancata  ottemperanza  di  disposizioni sanitarie  la  cui  efficacia  è  quantomeno  dubbia.

Nessuna  evidenza  scientifica permette  di  affermare  che  in  questo  stadio  dell’epidemia  sia  ancora necessario  mantenere  le  distanze  di  sicurezza,  usare  mascherine,  indossare guanti  oltre  a  curare  l’igiene  delle  mani”. Uso della mascherina fortemente criticato per i danni collaterali che ne comporta.

Pronto l’esposto in caso di una mancata risposta – Infine, concludono gli esperti, “confidiamo,  in  spirito  di  sincera  collaborazione,  di  ricevere  una  risposta  a queste  nostre  osservazioni,  la  qual  cosa  consentirà  di  porre  fine  alle  pericolose speculazioni  di  chi,  dinanzi  a  tanto  dilettantismo,  solleva  il  dubbio  che  il Covid-19 venga  utilizzato per secondi  fini”. Nel caso in cui il governo e le altre autorità interpellate non dovessero dare risposta entro i termini prestabiliti dalla legge i medici procederanno con un esposto.

 

 

Fonte: TGcom24.

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