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Sarri contro Allegri, quando in comune si ha solo l’accento

Il posticipo di domenica sera tra Juventus e Napoli ci offrirà l’ennesimo duello tra Massimiliano Allegri e Maurizio Sarri.

 

 

 

Due allenatori che, in comune, hanno esclusivamente l’accento toscano ma che per il resto non potrebbero essere più diversi: cinico e pragmatico il bianconero, “zemaniano” e spettacolare l’azzurro. Le innumerevoli differenze tra i due influiscono anche sulle rispettive filosofie di gioco.

Da quando è arrivato a Torino, Allegri ha spesso e volentieri cambiato modulo: dall’iniziale 3-5-2, ereditato dal suo predecessore Conte, l’ex tecnico del Milan è passato, lo scorso anno, al 4-2-3-1, che gli permetteva di utilizzare tutti gli uomini offensivi a sua disposizione. Ma, durante questa stagione, un nuovo cambiamento, visto con continuità proprio a partire dalla sfida d’andata contro il Napoli, al San Paolo.

In quella occasione, infatti, Allegri adottò un inedito 4-3-3, con Dybala e Douglas Costa sulle corsie d’attacco, che sorprese gli azzurri e il loro pressing alto, grazie alla qualità dei propri calciatori migliori nel giro palla e nelle uscite dalla difesa palla a terra: la gara fu vinta per 1-0 dai bianconeri, che da allora, complice anche l’esplosione del brasiliano arrivato dal Bayern Monaco la scorsa estate, sono spesso scesi in campo con questo modulo.

4-3-3 utilizzato anche da Maurizio Sarri, ma, ovviamente, ci sono delle differenze anche in questo caso: se il Napoli è più schematico, più propenso al fraseggio rapido, ai tagli degli esterni e alle giocate in velocità, e, in generale più spettacolare, la Juventus è più cinica, subisce pochi gol (decisivo, in questo senso, proprio il cambio modulo, dopo il capitombolo di Genova contro la Sampdoria) ed ha una maggiore attenzione in difesa, tende, talvolta, a lasciare il pallino del gioco in mano agli avversari (colpendoli spesso anche in contropiede) e non si preoccupa di “giocare male”; l’obiettivo è, esclusivamente, centrare la vittoria.

Sarri è figlio della scuola di Sacchi, di Zeman, di Guardiola e, indirettamente, anche di Rinus Michels e Johann Cruyff e, per lui, il modulo viene prima di tutto. Allegri, invece, è molto bravo a lavorare con il materiale umano a sua disposizione, proprio come Ancelotti, sfruttandone il potenziale e adattando spesso i propri calciatori in base alle proprie esigenze, come fatto con Mandzukic, diventato preziosissimo nel ruolo di esterno sinistro d’attacco.

Gli scontri diretti vedono nettamente in vantaggio il tecnico bianconero, vittorioso in ben 6 occasioni a fronte di 3 pareggi ed una sola sconfitta, quella del settembre 2015. Sarri spera, per una notte, di invertire la tendenza e di imporsi in quello che, al momento, si può definire il più importante incrocio tra i due: l’obiettivo è vincere a Torino (cosa che non avviene da quasi 9 anni) per cercare di mantenere vivo il sogno di tutti i tifosi azzurri.

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