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Sarri-Spalletti: un obiettivo comune, due strade opposte

I due tecnici toscani stanno provando a far qualificare le proprie squadre alla fase a gironi della prossima Champions League.

La stagione 2016/17 è quasi giunta al termine. Tra i verdetti che la Serie A deve ancora consegnare agli archivi c’è quello relativo al secondo posto. La Roma, con 78 punti, precede il Napoli di una lunghezza in classifica a tre giornate dalla fine. Giallorossi e azzurri arrivano a questo punto dopo aver vissuto la stagione in maniera molto differente. Ricco di ostacoli ma soddisfacente il cammino del Napoli, tortuoso e ricco di delusioni facilmente evitabili quello della Roma, nonostante 78 punti in 35 giornate di campionato.

Sarri e Spalletti arrivano al momento decisivo dell’anno con stati d’animo e pensieri del tutto differenti. Dopo alcune incertezze durante la stagione, Sarri resterà sulla panchina del Napoli, mentre Spalletti lascerà Roma dopo diversi eventi e dichiarazioni contrastanti. I due hanno scelto percorsi opposti per affrontare questa stagione, dal punto di vista tattico – versatilità tattica per Spalletti, costanza nel 4-3-3 per Sarri – ma soprattutto da quello della comunicazione.

Spalletti, dopo anni di esperienza nella Capitale, ha provato a giocarsi le ultime carte utili per diffondere un messaggio “vincente” alla piazza giallorossa. Il tecnico toscano non aveva però fatto i conti con alcune scorie della scorsa stagione – questione Totti in primis – oltre che con un organico non all’altezza con quello della Juventus e la strategia scelta gli si è ritorta contro. Dopo aver annunciato prematuramente l’addio in caso di mancato arrivo di un trofeo, il tecnico toscano ha dovuto correggere il tiro in corsa arrivando a descrivere il secondo posto “come uno Scudetto” nella conferenza stampa precedente alla sfida al Milan. In quell’occasione, il tecnico giallorosso ha aggiunto: “Il terzo posto non sarebbe un fallimento”. Un cambio di rotta figlio di un’esasperazione nei toni a sua volta derivante dalle pressioni insostenibili della piazza che, dopo una vittoria a San Siro messa in ombra dal mancato ingresso di Totti, lo hanno portato a dire: “Tornassi indietro, non allenerei la Roma”.

Sarri, talvolta accusato di far praticare alle proprie squadre un tipo di calcio fine a se stesso e poco “vincente”, ha preso una posizione totalmente diversa che, se diffusa, potrebbe far bene alla squadra giovane che ha a disposizione: “Il secondo posto è una soddisfazione, ma alzare una coppa è un’altra cosa”. Dal punto di vista della predisposizione mentale da trasmettere a squadra e piazza, un segnale importante. Fermo restando che il tecnico azzurro ha più volte ribadito la forza – economica e tecnica – della Juventus e il fatto che lo Scudetto sia “sognabile ma non programmabile”.

Quello espresso da Sarri è un manifesto ideologico differente rispetto a quello dichiarato dal proprio collega che, a differenza sua, non ha probabilmente più nulla da dare alla causa giallorossa nonostante sia un grande allenatore. Sarri ha parlato di ciclo nelle ultime settimane, dando grosso valore alla stagione che inizierà ad agosto. Sarebbe più facile prepararla con la sicurezza di giocare la fase a gironi della Champions League. Il Napoli dovrà vincere le tre partite che restano per approfittare di un eventuale passo falso della Roma. Con la situazione che avvolge la squadra capitolina tra infortuni, squalifiche e polemiche, tutto è possibile. A partire da domenica.

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