Rassegna Stampa

Alemao: “Ho perso mamma e non so perché, lo scudetto del ’90 è nostro e devo smentire Sacchi su una cosa”

In un’intervista che è possibile leggere in versione integrale sul “Corriere dello Sport” oggi in edicola, l’ex centrocampista del Napoli Alemao parla anche dalla monetina di Bergamo e della perdita della mamma forse per il cornavirus.

Questi alcuni passaggi delle dichiarazioni dell’ex calciatore brasiliano.

“Ho perso mamma, recentemente, e non se sia stato per il virus, ancora non so perché mia madre, Margherita, sia morta. Nessuno ci ha detto niente, non abbiamo neanche potuto salutarla come avremmo voluto, come si dovrebbe. È successo tre settimane fa ed è andata via in quattro giorni: la tosse è diventata polmonite, c’è stato un peggioramento e poi è spirata. 

Ho smesso anche di guardare le partite in tv, ogni tanto mi concedo quelle del Napoli. Ma ne sono uscito, perché qui l’ambiente è strano e complicato, tutto concentrato intorno ai soldi con un potere concentrato in poche mani. Il mio modo di vivere è diverso, ho un carattere forte e principi personali, posso fare a meno del calcio.

I ricordi restano e per sempre. Sento spesso Andrea Silenzi, che per me è un fratello; parlo con Andrea Carnevale, con Rizzardi, con Venturin e anche a volte con Ciro Ferrara. Vedo, quando possiamo entrambi, Careca. Ripenso a Napoli, alla mia casa di via Petrarca, ai miei amici che mi chiamano tante volte e mi invitano. Era in programma un viaggetto in Italia per marzo, sarei dovuto essere a Gubbio e ovviamente sarei poi stato in quella città meravigliosa che mi ha accolto per quattro anni come un figlio.

La monetina di Bergamo? E’ scritto nella Storia. Dove però c’è anche altro da andare a leggere: per esempio che quell’episodio, aritmeticamente, è ininfluente, perché seppure non ci avessero assegnato la vittoria a tavolino come avvenne, noi saremmo stati campioni d’Italia, con un punto di vantaggio sul Milan.

Non avevamo bisogno di quella decisione, ma c’erano regole precise all’epoca. E io fui colpito. Non me frega niente poi tanto di quello che dicono. Napoli primo, pure se fosse stato confermato lo 0-0 di Bergamo. Lo scudetto è nostro, lo abbiamo conquistato e meritato e se mi fermo a pensare al gol di Bologna o a quello di Stoccarda o a quelli che feci o alle feste per quei successi, posso soltanto affermare di essere stato dentro una favola meravigliosa.

Ho il dovere di smentire Sacchi che dice che mi sono scusato con lui per quel gesto. Non avevo nulla da farmi perdonare, perché io non ho alterato la realtà: il dolore alla testa l’ho avvertito io, il taglio l’ho subito io. Immagino sia complesso dover riempire un libro, si devono inserire argomenti che facciano sensazioni, elementi che possano attirare l’attenzione: ma confesso che pensavo di essere al cospetto di una persona più intelligente. E mi rattrista che non sia così” .

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