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Higuain: “Napoli come Buenos Aires. I tifosi napoletani sono speciali e nei loro cuori Maradona ci sarà per sempre”

Gonzalo Higuain, attaccante del Napoli, ha trascorso le vacanze nella sua Argentina. L’argentino ha rilasciato un’intervista dove i temi toccati sono stati tanti: dal suo passaggio al Napoli alla vita quotidiana che si vive nella città partenopea, cosa spera in questo nuovo anno, Mondiale compreso.

Ecco la lunga intervista di Higuain
“Napoli è come Buenos Aires, è una città intensa. Per me, che amo questo sport, è un posto bellissimo perché vivono per questo, nel bene e nel male. Grazie a Dio mi hanno mostrato un amore immediato e questo è ciò che più mi fa piacere. Ma, per quanto riguarda la mia vita sociale è un po’ più complicato muovermi tranquillo rispetto ad altre città. Ma Napoli ti dà altre cose, l’amore del popolo, per esempio. I napoletani sono appassionali fino all’estremo e amo quest’aspetto”.

Del Real Madrid a Napoli, hai mai dubitato della scelta fatta?
“No, mai. Mi ha convinto subito il tecnico Rafa Benitez, che è di ottimo livello, e il progetto del club. E questo mi motiva ad aiutare la squadra a crescere, a scrivere la storia. Sappiamo che è difficile, ma è una bella sfida”.

Hai giocato in Liga per sette anni. Ora giochi un calcio definito l’antagonista, è così?
A priori, tutti dicono che l’Italia il gioco è più tattico: posso confermare e dire di sì. Sono campionati molto diversi a livello tattico. In Italia, quasi ogni squadra gioca con un difensore in più mentre nel campionato spagnolo accade. Giocano difendendosi a cinque e questo sconvolge alcuni piani al momento di attaccare cercando spazi, in Spagna è più facile. Credo che questa esperienza mi permetterà di migliorare come giocatore. Venendo qui ho accettato la sfida in un nuovo campionato e con esigenze diverse”.

A Napoli ti abbassi per prendere palla, è un lavoro diverso rispetto a Madrid?
“Questo è accaduto nelle ultime partite. Odio essere statico e se posso dare una mano a questo proposito lo farò. Ma io sono un giocatore che ama essere sempre vicino alla zona d’attacco”.

Senti più fiducia nel Napoli?
“Sto giocando di più, sento più fiducia e questo si riflette sulla squadra. La verità è che sono molto felice di questo nuovo progetto”.

Sembra che tu ti sia subito ambientato.
“Avevo già parlato con Pocho Lavezzi e Campagnaro. Inoltre, mi ho subito abituato perché come persone, i napoletani sono molto simili a noi. Poi Diego è nei loro cuori, quindi l’argentino avrà un affetto speciale sempre. E, come ho detto prima, è una città divertente: la guida, sono sempre per strada e sono molto passionali. E’ un po’ come l’Argentina e quindi l’adattamento è più veloce”.

Ormai da tanto tempo smesso di giocare, quanto è presente Diego?
“Sarà presente per tutta la vita, Diego non andrà mai via dal cuore dei napoletani. Ha fatto molto per questa squadra e Napoli, lo ameranno per sempre. Ho letto le dichiarazioni fatte su di me, ma non ho avuto la possibilità di parlare con lui. Non dimenticate che Diego mi ha indirizzato, è stato l’allenatore che mi ha portato alla Coppa del Mondo e quindi sarò sempre grato per aver fatto questa esperienza a 22 anni.”

Ti piacerebbe iniziare un lavoro nel sociale, che aiuterebbe chi ha difficoltà nella vita quotidiana?
Io sono una persona che lo farebbe volentieri, ma ciò che accade è che sono cose che richiedono una lunga burocrazia. Messi ormai lo fa da anni, devi avere una base ed essere certo che i tuoi aiuti arrivino. Spesso mi chiamano per portare regali ai ragazzi all’ospedale e sapere che due minuti del tuo tempo possa rendere felice qualcuno è bello. Spesso pensano che i giocatori calcino solo la palla e basta, ma non è così. La cosa più bella è far ridere qualcuno specialmente i bambini”.

Cosa chiedi per questo 2014?
“Tante cose. In primo luogo, la salute, perché senza la salute non si può andare avanti. Naturalmente, la finale in Brasile, la Coppa tanto desiderata da tutti, sarebbe il sogno perfetto se vincessimo la Coppa del Mondo, ovunque sarebbe fantastico, ma in Brasile ha un altro effetto. Ma bisogna essere calmi, non possiamo pensare di vincere il mondiale senza aver giocato la prima partita”.

Fonte: Olè

 


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