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La dura legge del gol

Lo dicevano i nostri nonni, maestri di saggezza: un buon padre è colui che aiuta il proprio figlio nei momenti di difficoltà,

ma anche colui che lo critica, aspramente, quando lo merita. Lorenzo Insigne è un figlio di questa città, un figlio di Napoli. Sovvertendo tutte le leggi della genetica, il grembo del San Paolo, quello paterno, ti ha accolto tra i titolari azzurri con l’entusiasmo di chi vedeva un pezzo di se’ svolazzare sull’erba del San Paolo, ti ha accompagnato per mano incoraggiandoti sempre, anche nei momenti in cui a casa sei tornato con voti non buoni, e le lamentele, non esternate, del maestro Benitez.

Un campionato, il tuo, “strano”. Un torneo iniziato con le migliori credenziali, con un Mertens, tuo concorrente di fascia, destinato alla panchina perchè impegnato a scardinare gli ostacoli insiti in chi giunge nella città più bella del mondo da così lontano. Quella fascia era tua. Quella posizione in campo, anche. Non hai dovuto indossare la camicia, stretta, che ti è stata saltuariamente consegnata tra le mani da mister Mazzarri, ma quella che ti calzava a pennello, proprio come quella cucita per te dal boemo Zeman. Eppure, l’imprendibile Insigne di Pescara, non lo si è mai visto. Grandissimo, ed apprezzabile, il tuo sacrificio in fase difensiva, ma l’Insigne goleador dove si è nascosto? l’Insigne che con il suo grande talento rendeva semplice il complesso, perchè ha finito per rendere complesso il semplice?

I fischi di ieri, all’uscita dal terreno di gioco, non sono solo fischi d’amore, ma anche di stanchezza. Il tifoso è stanco di vedere egoismo nelle giocate e voglia di affermare te stesso. Sei un figlio di Napoli, ma stai diventando grande. Prendi questa squadra per mano, non serve necessariamente un gol per dimostrare di essere il più forte.

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