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Maradona: “Chi ama non dimentica! Ed io non dimentico la gente di Napoli”

Diego Armando Maradona, è stato intervistato da Fabio Fazio durante la trasmissione “Che tempo che fa”. Una lunga intervista, dove El Pibe De Oro ha raccontato la sua vita fatta di alti e bassi. Un Maradona commosso, come non si era mai visto. Ecco la sua intervista: “Io per quello che ho fatto nel calcio non sarò mai un uomo comune, ma non voglio essere preso come esempio perché il vero esempio sono i genitori. Io posso essere preso come esempio sportivo, per quello che ho fatto sul campo.”

A parte la storia, ci pensi mai a quante esperienze, a quanta vita hai fatto, visto che hai vissuto una vita fuori dal comune?
“Sicuramente. Il 30 Ottobre farò 53 anni ma ne dovrei avere 85/86 anni per tutto quello che ho vissuto sia in negativo che in positivo. Ho vissuto l’esperienza della droga, l’unico rammarico è di non aver visto crescere le mie due figlie. La droga è stato lo sbaglio più grande ma non ho mai coinvolto nessuno. A casa mi nascondevo perché avevo paura per le mie figlie. Sono cambiato per loro. Ero quasi in coma quando mia figlia più grande mi dice “Papà devi vivere per mia sorella”, e da lì ho capito. Quando una frase così forte ti colpisce, non hai bisogno di dottori o psicologi.”

Il tuo primo pallone quando ti è stato regalato?
“Il mio primo pallone l’ho ricevuto da mio cugino che me lo regalò col suo primo stipendio.”

Qual era il tuo sogno da bambino?
“Il mio sogno era di andare via da dove abitavo, perché non c’era nemmeno l’acqua per bere, comprare una bella casa a mia madre e darle tutto ciò che lei aveva dato a me. Mia madre di notte stava sempre male, avevo 12/13 anni quando capii che lei non stava bene perché dava a noi il suo cibo.”

22 Giugno 1986, il goal più bello del secolo.
“Lo credo! (e ride). Capii che potevo segnare quando vidi tutti i miei compagni marcati, mentre avanzavo il 14 rimaneva fermo perché non sapeva dove sarei andato ed lì feci una finta, il portiere uscì coprendosi il viso e così feci goal. Un altro goal che ricordo è del 10 Aprile 1981, River – Boca. Quel goal è altrettanto bello perché lo sento di più. Io a 16 anni lottavo col presidente per far avere i premi ai giocatori che di anni ne avevano 30/32, a 17 anni già ero capitano della squadra, ascoltavo tutti, ero responsabile e mi sono formato grazie  a loro. Chi tutt’ora ringrazio ancora, è Bruscolotti. Grazie a lui sono diventato più grande, sono diventato uomo.”

Ora dove abiti?
“Ora sono a Dubai, dove sono Ambasciatore dello Sport. Vado al supermercato, sono tranquillo. A Napoli non sai come uscire di casa. Mi ricordo che quando arrivai a Napoli mia figlia disse “Papà ma è incredibile”.

Hai sempre avuto rapporti con tante persone, tante folle oceaniche intorno a te. Non hai mai avuto paura?
“Se non hai paura di giocare nello stadio di Napoli, non avrai mai più paura. Una volta andai a colloquio con Chavez e parlammo per 8 ore di fila, però è un uomo che ti dice cose vere.”

Mondiali in Brasile. Opportunità o sacrificio economico per il paese?
“Per la gente sicuramente è un sacrificio economico. Ci sono cose più importanti da affrontare in quel paese, oltre al Mondiale ci sono anche le Olimpiadi ed il costo è troppo elevato. Si deve pensare prima alle persone che non hanno da mangiare.”

Hai amici veri?
“Io sono stato tradito, di amici me ne rimangono pochi. Oggi conto fino a 10 prima di dire che quella persona è mia amica.”

Sei stato votato come “Il più grande giocatore mai nato”. Dopo di te chi c’è?
“Oggi ci sono grandi giocatori, ma io non dimentico Careca, Gullit. Il problema di oggi è che i giocatori cambiano la maglia come se fosse un pantalone, non ci sono più le bandiere. Già si guadagna tanto, perché tradire la gente?”

Si parla tanto di questa mora di Equitalia.
“Io posso solo dire che il contratto lo firmai, però mi ritrovo che loro possono camminare liberi e a me tolgono tutto, io non ho rubato. Da me sono venuti gli sponsor che volevano pagarmi loro tutto per farsi pubblicità ma ho detto “NO”, perché io voglio la verità e se sono qui è perché non voglio nascondermi.”

Quando hai capito che eri Maradona?
“Da sempre. Ho sempre avuto quella grande fede che mi faceva giocare a calcio. Il C. T. mi diceva sempre “Non devi avere paura della gente”. Mi faceva più paura avere la mia famiglia in tribuna che il pienone al San Paolo. Nel mio sangue ci sono tanti piccoli palloni da calcio.”

Nella vita si hanno tanti dubbi e poche certezze. Alla tua età cosa hai capito?
“Che gli USA comandano tutto ma noi non siamo americani. Oggi sono in pace con me stesso, ho due figlie, sono innamorato, ho un nipote stupendo. Io allenatore del Napoli? De Laurentiis non mi vuole.”

5 Luglio 1984. Ricordi?
“Certo che ricordo. 80 mila persone accorse per vedere un tizio che palleggia per venti minuti, questo è meraviglioso. In questi anni si sono dette tante cose cattive e non vere su di me ma la gente di Napoli non ha mai creduto a nulla. C’è una bandiera che dice “CHI AMA NON DIMENTICA” ed io non dimenticherò mai la gente di Napoli.

Un amore vero non si dimentica e quello di Maradona verso i napoletani, verso il suo popolo è davvero forte, come un legame che tiene uniti una mamma e il suo bambino. CHI AMA NON DIMENTICA! GRAZIE DIEGO!

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