Oriali alla vigilia di Benfica-Napoli ha parlato della doppia esperienza con Mourinho e Conte
Mourinho
È l’unico a chiamarla Gabriele e non Lele: “In due mi chiamano Gabriele, mia madre e José. Non so perché, gli piace e piace anche a me. Per tutti gli altri sono Lele”.
Vi siete sentiti in vista di domani?:
“Neanche un messaggio. Ci incroceremo allo stadio, direttamente lì, e sapremo parlare con gli occhi e con gli sguardi. È già successo di vivere sfide da avversari, nemici mai”.
Su Conte e Mourinho:
“Parliamo di fuoriclasse della panchina. Di allenatori che sanno caratterizzare le proprie squadre sino conquistarne l’anima: per Mourinho e per Conte i calciatori si lancerebbero nel fuoco e non è un modo di dire. Lo racconta il vissuto dell’uno e dell’altro e le testimonianze di chi ha avuto modo di essere guidati da loro. Dentro i tecnici, ci sono valori umani forti”.
Lisbona sarà una trappola?:
“Stadio fantastico per il Benfica e infernale per noi e per qualsiasi avversario.
Lui sa sempre dove mettere le mani per fronteggiare le difficoltà. Già lo immagino, mentre si ingegna dopo averci analizzato”.
Sul suo ruolo
“Porto con me l’esperienza, alla mia età so quando tacere e quando parlare, cosa dire. Diciamo che rifletto fuori ciò che ero in campo: un equilibratore”.
Una battuta sull’arrivo a Napoli:
“Mi chiama Antonio e mi dice: dai, vieni. Io sto sopra ai 70, sono sempre stato a casa, a Firenze li avevo con me, da Parma tornavo quasi ogni sera, da Bologna in due ore e mezza rientravo.
Mi sembra troppo staccarmi. E quindi convoco moglie e figlie, spiego e dico: che faccio? Mi hanno messo le valigie davanti alla porta”.
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