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Play-off di Champions League: un tabù per le italiane

L’eliminazione della Lazio ha confermato il trend negativo delle ultime stagioni. Una corsa lunga trentotto partite, per guadagnare l’ultima posizione in classifica utile per accedere ai preliminari di Champions League. Una corsa lunga 3.420 minuti che può essere vanificata in soli 180 giri d’orologio. 

E’ quello che è successo alla Lazio ieri, è quello che è successo al Napoli la scorsa stagione, ulteriori segnali certamente non positivi della competitività del calcio italiano. 

Il superamento dei play-off per accedere ai gironi eliminatori della Champions League, è diventato un tabù per le squadre italiane. Nelle ultime sei stagioni, solo il Milan è stato capace di superare il turno e accedere ai gironi eliminatori.

Nelle altre cinque occasioni (le ultime due consecutive) il calcio del Belpaese, ha perso una sua rappresentante nei preliminari della massima competizione per club: 

2010-11: Sampdoria (4° classificata in Italia) eliminata dal Werder Brema (4° classificata in Germania);
2011-12: Udinese (4° classificata in Italia) eliminata dall’Arsenal (4° classificata in Inghilterra);
2012-13: Udinese (3° classificata in Italia) eliminata dallo Sporting Braga (3° classificata in Portogallo);
2013-14: Milan (3° classificato in Italia) supera il PSV Eindhoven (2° classificato in Olanda); 
2014-15: Napoli (3° classificato in Italia) eliminato dall’Athletic Bilbao (4° classificato in Spagna);
2015-16: Lazio (3° classificato in Italia) eliminato dal Bayer Leverkusen (4° classificato in Germania).

Questi risultati dovrebbero spingere il calcio italiano a interrogarsi del perchè, i nostri club arrivano meno pronti delle avversarie a un appuntamento che vale così tanti milioni di euro.

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