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Progetto Tutoring: la prima scuola calcio per strada

Questa mattina, presso la Chiesa di Donnaregina Vecchia, si è tenuta la conferenza stampa per presentare il torneo di calcio giovanile che prende parte al “Progetto Tutoring Diocesi-Calcio Napoli-Arriap Asd: La prima scuola calcio per strada”. Tale progetto è rivolto ai giovani con età compresa tra i 6 e i 15 anni, e vuole così creare un momento e un luogo in cui si possano condividere regole, confrontarsi con altre culture anche al di fuori del contesto scolastico.

Il progetto intende: avvicinare i giovani allo sport e in particolare i soggetti più svantaggiati, anche in modo gratuito; far si che i ragazzi siano seguiti da allenatori in fasce orarie ben precise, così che possano abituarsi alle “regole”; fare in modo che i ragazzi possano giocare non più per strada in condizioni di pericolo ma in contesti attrezzati e organizzati; potenziare gli oratori e supportare la loro l’organizzazione delle attività sportive.

L’idea di questo torneo di calcio è quella di coinvolgere tutte le parrocchie della Diocesi e soprattutto aiutare i ragazzi a crescere meglio sia a livello fisico che quello spirituale e migliorare il loro relazionarsi con gli altri.
Grazie all’esperienza di persone che tramite lo sport si sono arricchite di nuove amicizie, hanno saputo rispettare il prossimo, il Progetto Tutoring ha preso forma. Arriap aprirà il progetto con 54 campetti e con oltre 2.000 ragazzi iscritti.

Se da un lato c’è la Curia dall’altro c’è il Calcio Napoli che si impegna nella partecipazione attiva organizzando: una partita nello Stadio San Paolo tra i finalisti del torneo, a fine campionato; il 19/01/2014 a Cercola al calcio d’inizio della prima partita, sarà presente un giocatore del Napoli non convocato; regalerà ai bambini delle due squadre finaliste, un corso “Summer Camp SSC Napoli” presso il Centro Sportivo di Castelvolturno; si concorderà col settore giovanile per la presenza, durante il progetto, di alcuni osservatori.

I giovani di oggi seguono lo sport solo perché i calciatori sono visti come persone che hanno tutto, mentre dovrebbero essere presi d’esempio per chi in un determinato momento della sua vita ha deciso di lasciare la propria famiglia, la propria terra per realizzare il proprio sogno. E con impegno e determinazione ce l’hanno fatta.

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