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Il 9 del Napoli come la canzone di Bennato: forse è proprio l’isola che non c’è

In questa stagione il numero di maglia che ha scritto pagine importanti della storia del Napoli, è ancora senza padrone.

“Forse questo ti sembrerà strano ma la ragione ti ha un pò preso la mano…” è una strofa della canzone di Edoardo Bennato “L’isola che non c’è”. Una strofa che potrebbe essere cantata dal tifoso napoletano che si sente “orfano” del titolare della maglia numero 9 del Napoli.

La numero 9 nella fantasia dell’appassionato di calcio è da sempre sinonimo di gol, motivo di gioia da condividere con il tifoso seduto accanto. Non importa se è un familiare o uno sconosciuto, quello che conta è che il 9 ha segnato un gol.

Nella storia del Napoli il numero 9 ha sempre avuto un padrone.

C’è chi l’ha indossata anche solo per un giorno e chi invece non è riuscito a tramandare il suo nome di generazione in generazione, come ad esempio Gerbi o Negro, Viani o Gallanti, piuttosto che Mariani o Protti o Murgita.

Qualcun altro invece è stato un fallimento totale come ad esempio l’argentino Calderon, oppure non ha rispettato le attese dei tifosi come Caccia, Agostini o Bucchi, piuttosto che Ramon DiazDionigi o Nick Amoruso. Più di tutti forse ha deluso Penzo che malgrado avesse alle spalle un certo Maradona, ha segnato solo 2 gol in 21 partite.

Ma il centravanti, scusate ‘o nummer’ 9 d’ ‘o Napule, il più delle volte ha scritto le pagine più belle della storia di questa squadra.  Solo il 10 di Re Diego Maradona ne ha scritte di più belle.

Il ricordo dei numeri 9 più importanti che hanno fatto la storia del Napoli, sembra l’inizio di una barzelletta: “C’erano 1 svedese, 4 italiani e 6 sudamericani”.

Lo svedese è lui Hasse Jeppson (112 partite in A e 52 gol) pagato 105 milioni di lire, un’enormità per l’epoca e per questo soprannominato ‘o Banco ‘e Napule.

Gli italiani sono Fanello, il centravanti che nel 1962 ha contribuito a far risalire il Napoli dalla Serie B alla Serie A e a vincere la Coppa Italia passata alla storia del calcio italiano, perchè l’unica vinta da una squadra di Serie B. Beppe “gol” Savoldi, altro acquisto che ha scatenato tante polemiche e luoghi comuni per il prezzo pagato (2,5 miliardi di lire) e per questo soprannominato “mister 2 miliardi”. Bruno Giordano, componente della famosa e devastante Ma.Gi.Ca. con Maradona e con Carnevale prima e Careca poi. Infine Schwoch, il bomber entrato nei cuori dei napoletani per l’impegno che metteva in campo e per i gol che hanno regalato qualche barlume di gioia negli anni tristi della sere B.

Ma ‘o nummer’ 9 d’ ‘o Napule parla soprattutto sudamericano. A partire dal paraguaiano naturalizzato italiano Attila Sallustro il primo a indossare la 9 del Napoli e che con 106 gol è il bomber principe del Napoli in Serie A. Passando per ‘o lione Vinicio, core ‘ngrato Altafini,  gringo Clerici e il magico Careca, si arriva fino a Gonzalo “Pipita” Higuain. Higuain ha scritto il nome Napoli nel libro dei record del calcio italiano dopo aver segnato 36 gol in un unico campionato, prima di lasciare vacante il numero 9 dopo il suo passaggio (tradimento secondo molti) alla Juventus. E Cavani? Il Matador a Napoli ha preferito indossare la numero 7.

De Laurentiis sa benissimo che quel vuoto d’ ‘o nummer’ 9 d’ ‘o Napule va assolutamente colmato perchè “chi è saggio, chi è maturo lo sa non può esistere nella realtà (…). Ti prendono in giro se continui a cercarla, ma non darti per vinto perchè chi ci ha già rinunciato e ti ride alle spalle,  forse è ancora più pazzo di te (cit. Bennato)“.

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