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Adriano Santorelli: “Bando alla scaramanzia. Può essere davvero l’anno buono. Non svegliateci. Il Napoli è l’unico artefice del proprio destino”.

Il chirurgo plastico, Adriano Santorelli, ospite della rubrica “Senti chi Parla”.

Preparazione scientifica al passo con i tempi ma anche sensibilità ed una forte dose di empatia. Sono le doti che ogni buon medico dovrebbe avere e lui, Adriano Santorelli, da questo punto di vista è un fuoriclasse, perché ritiene che il dialogo proficuo e approfondito sia importante e necessario in particolar modo quando viene interpellato non solo per interventi di benessere estetico ma soprattutto nei casi in cui si tratta della salute e di migliorare l’autostima delle sue pazienti.

Le interviste di Valeria Grasso

“Sono un chirurgo plastico specializzato a Napoli. Mi sono focalizzato in particolar modo sulla chirurgia della mammella e poi anche sulla chirurgia secondaria della mammella. Per quanto riguarda invece il volto, sono appassionato delle nuove tecnologie e degli approcci ‘full face’ cioè non credo che ci sia un unico prodotto che possa risolvere tutti i problemi estetici di un viso: ma bisogna combinare varie procedure, cioè dal filler alla tossina botulinica, ai fili, alle ‘energy device’. Coniugo queste due attività, quindi il mio studio, la chirurgia, con la terza che è quella che mi vede, opinion leader e speaker per molte aziende in giro per il mondo e quindi dal giovedì in poi svesto i panni del medico per entrare in quelli del formatore”.

Come fa ad entrare in empatia con il paziente, nell’ottica di fare il massimo per la salute e per il lato estetico?  

“Nel mio studio cerco sempre di mettere le persone a proprio agio, per farle sempre parlare di sé, e più che altro conoscere, quali sono le motivazioni che hanno portato a richiedere quel tipo di trattamento. Vuoi che sia una chirurgia, vuoi che sia invece un trattamento di medicina estetica, cerco di capire se è un qualcosa che fanno per loro, perché sono state, diciamo spinte da un familiare, da un marito ecc.; oppure se c’è stato qualche evento in positivo quale può essere, per esempio un matrimonio, o invece traumatico. Che può essere un incidente o anche, certe volte dopo che ci si separa da un partner, ci si vuole mette in gioco. La verità è che i pazienti vengono sui nostri profili, sanno tutto di noi, mentre noi sappiamo di loro ben poco. È importante, dunque, che parlino di sé per farsi una prima idea e poi capire se il loro trattamento è in linea con il loro modo di essere.  Mi spiego meglio: se una donna moto curata richiede un trattamento, lo ritengo in linea, mentre se la richiesta, ad esempio, di un trattamento alle labbra proviene da una donna, più ‘trascurata’, allora è più giusto cercare di provare a curare prima l’insieme e poi casomai esaltare uno dei canoni di sensualità, come le labbra”.

Qual è, secondo lei, il limite oltre il quale la chirurgia non deve andare, insomma, il suo segreto per restare in equilibrio…

“Mi sono imposto questo limite già tanto tempo fa: non sono un chirurgo ‘estremo’, né i miei pazienti mi chiedono, diciamo, cose estreme. Eseguo solo quello che reputo in linea – prima di tutto – con la salute del paziente. In secondo luogo, con l’etica. In terzo, con il canone estetico. Di conseguenza nel tempo mi sono focalizzato sempre più, per quanto concerne la mastoplastica additiva, evitando seni di grosse dimensioni che poi col tempo sono destinati a cadere. Il limite è il buon senso. Ognuno di noi deve ricordarsene, certe volte è ottenebrato, casomai, da interessi economici che invece a me non toccano, motivo per cui continuo a fare la professione del medico senza farmi ‘spingere’ dai pazienti a fare cose che assolutamente non farei”.

Qual è il suo rapporto con la città di Napoli e … con la squadra del Napoli?

“Come la maggior parte dei napoletani, penso che Napoli sia una città che si fa amare e odiare al tempo stesso. L’amore deriva dal fatto che ci ha dato e ci dà tuttora tanto. Allo stesso tempo qui vediamo ogni giorno cose assurde, scene da Far West. Ciò non toglie che la città sia pervasa da l’energia positiva: piena di talento, di artisti e di cultura. Oggi Napoli può vantare una squadra che è un punto di riferimento nel panorama calcistico nazionale e internazionale…speriamo sia l’anno buono!”

Gli azzurri sono reduci da un successo importante, sulla Juventus per 5-1

“Io penso che la frase più bella possa essere ‘non svegliateci’. E poi tre persone su tutte, Osimhen, Elmas e Mario Rui, che spesso sono stati criticati in passato ora, dal mio punto di vista, sembrano l’emblema di questo Napoli. Da loro dobbiamo ripartire. A noi le critiche non fanno paura, e loro tre sono appunto l’emblema di coloro che sono stati criticati ma che al momento opportuno hanno dimostrato attaccamento alla maglia e dato vita a grossissime prestazioni. Lobotka, Kim, e gli altri, tutto il gruppo è eccezionale. Però questi tre secondo me, sono rappresentativi in questo momento. Mancano ancora 20 partite, dobbiamo dimostrare di aver fatto il definitivo salto di crescita e combattere partita per partita perché nessuno ci regalerà nulla. Ma dobbiamo continuare a sognare.  I napoletani si sono imposti di non essere scaramantici perché tutti gli anni passati lo siamo stati e non abbiamo risolto nulla! Quindi, quest’anno abbiamo tutte le carte in regola per poter vincere e dipende solo da noi”.

 

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