Rassegna Stampa

Antonio Corbo: “Perché tanta acredine tra i giocatori e la società? Perché il Napoli ha smesso di giocare bene?

Nel suo editoriale Su “Repubblica” oggi in edicola Antonio Corbo fa il punto sul momento delicato del Napoli. Ecco alcuni passaggi del pensiero del noto giornalista napoletano.

La rivolta si rivela un boomerang.  Il rifiuto di tornare in ritiro espose i giocatori ad un processo sommario. Le porte dello stadio furono aperte per un allenamento trasferito da Castel Volturno al San Paolo.

Non si sa bene perché, ma si conoscono gli effetti di quella repentina decisione. La squadra fu esposta all’ira del suo pubblico. Insulti, monetine, mortaretti. Uno choc passare da divismo e folclore alla virulenza delle contestazioni.

Misteriose aggressioni, prima ad Allan, poi a Zielinski hanno diffuso il panico, coinvolte le mogli dei calciatori. La psicosi tra le signore del Napoli si estende, molti degli ammutinati sono fuori con le rispettive nazionali, “Repubblica” ha rivelato uno scenario di infondata paura che trova spazio via internet anche all’estero.

Traslochi urgenti e ingaggi di body-guard. Il terrore nella Napoli che sognava lo scudetto.

Così appare la città da lontano, ed è un rovinoso contro-spot per il turismo, la sua ultima e robusta economia
tra malessere, insicurezza e disservizi.

La squadra è in silenzio stampa, mancava solo questo. Ma un segnale che la riporti nel cuore dei napoletani è urgente.

Manca un leader, una idea, una reazione. Non c’è più Reina che con i suoi “selfie” dallo spogliatoio lanciava messaggi lampo ma carichi di significati.

Quest’atmosfera di cose sospese, la rabbia indefinita, i silenzi preoccupati: tutto rende più cupa la crisi. Ne stanno soffrendo la squadra, le famiglie ma anche Napoli.

Il ritorno del presidente da Los Angeles potrà finalmente chiarire che cosa c’era dietro la rivolta. Si è saputo tutto, forse anche di più m non si è capito perché si sono deteriorati i rapporti all’interno del Napoli.

Perché tanta acredine tra giocatori e società. Perché il Napoli ha smesso di correre, giocar bene e vincere. Sono le risposte che mancano e che forse solo De Laurentiis può tirar fuori affrontando i giocatori in un accorato processo interno, appena possibile.

Gli infortuni, poi. Pesano. Di Ghoulam si sono perse le tracce, di Malcuit è lontano il recupero, è vicino per Allan, ma anche Milik è bloccato da insidiosi malanni proprio mentre era tornato a segnare.

Una squadra che si è liquefatta lentamente merita un’analisi seria.

Afferrare la qualificazione Champions non dipende solo da Ancelotti. Anche dai correttivi che la società deve
cercare al mercato. Non prevedere tanti infortuni è umano, reagire subito è interesse di chi non può
rinunciare al bancomat europeo.

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