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Beata ingratitudine

Il gioco del calcio è un gioco, ma è soprattutto emozione.

Un’emozione dettata da amore provato nei confronti di presidenti, allenatori, calciatori. L’amalgama che si crea tra questi componenti è salda, li unisce un prezioso percorso comune. A legare ancor di più il tutto, come fa la besciamella in una gustosa lasagna, una miriade di appassionati ribollenti.

Tutti uniti, tutti d’accordo, sprizzano dichiarazioni d’amore da tutti i pori.

A raccoglierle, la stampa. A goderne, i tifosi.

Eppure, basta uscire da questo “cioccoloso” circuito, per diventare draghi sputa-veleno.

Il più eclatante, sicuramente il caso Benatia in casa Roma. Ma anche gli ex Napoli Behrami e Pandev non sono riusciti a continuare a giocare al calcio lontano da Napoli mantenendo nelle scarpette i fastidiosi “sassolini” prelevati nella città partenopea.

Quantomeno pepate le dichiarazioni che gli ex azzurri hanno lasciato cadere sul loro recente passato. Bersaglio di entrambi, Rafa Benitez, reo di non aver saputo creare un gruppo e di essere stato dispensatore di scarsa considerazione.

Probabilmente tenere la bocca chiusa in certe circostanze, soprattutto in quelle che cavalcano l’onda emotiva di un abbandono, metterebbe a tacere inutili screzi a distanza, e darebbe spazio ad un sentimento più nobile, la gratitudine.

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