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Carnevali: “Raspadori uno dei migliori prodotti del settore giovanile, Sassuolo un modello di calcio sostenibile”

Carnevali Sassuolo

L’ad del Sassuolo Giovanni Carnevali, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport. Questi alcuni estratti. 

“Sono a casa col covid, e per la seconda volta in pochi mesi. La prima, tra dicembre e gennaio, mentre stavamo vendendo Boga all’Atalanta: ventisette giorni di positività. Pensa, il virus si è ripresentato proprio nei giorni in cui abbiamo dato Scamacca al West Ham. 36 milioni più 6 di bonus e il 10 per cento sull’eventuale rivendita per lui al West Ham. 

Squinzi impostò il club con i caratteri e i parametri dell’azienda, pura imprenditorialità, indicando i vari passaggi del percorso di crescita. La linea dei giovani italiani era e resta centrale, lui sognava di portare i suoi giocatori in Nazionale. Purtroppo è mancato nel 2019 e non ha avuto la possibilità di veder realizzato il sogno…Il Sassuolo oggi è un modello di calcio sostenibile, qualcuno ci considera un’anomalia del sistema. È chiaro che a Sassuolo ci sono le condizioni ideali per far giocare, sbagliare anche e maturare i giovani, ma allo sviluppo del talento noi abbiniamo da sempre l’obbligo della competitività.

Il mercato termina il primo settembre, quando si saranno disputate quattro giornate: è una scadenza che contesto
perché secondo me la sessione dovrebbe concludersi alla vigilia della partenza del campionato…Raspadori è il nostro giovane vecchio, un ragazzo estremamente maturo, tra i migliori prodotti del settore giovanile curato da Francesco Palmieri.

La Juve è quella che è migliorata di più, l’Inter se non perde Skriniar parte alla pari, Lukaku un colpo pazzesco. Le altre sono dietro, anche se il Milan può confermarsi. C’è molto entusiasmo a Roma dopo l’arrivo di Dybala, siamo
nel periodo in cui tutti si sentono più forti.

E’ giunto il momento di svoltare, troppe opportunità non sono state sfruttate, troppi e troppo gravi gli errori commessi. Il nuovo presidente Casini ha idee giuste, ma il punto di partenza deve essere un nuovo atteggiamento  dell’assemblea, la fi ne dei piccoli potentati. L’ideale sarebbe un management operativo, libero di prendere decisioni in autonomia.

Superlega? Mi sono sentito sorpreso e tradito. Non credo alla Superlega nei modi in cui l’avevano progettata. Per prima cosa deve esserci un sistema meritocratico, tutti devono avere la possibilità di partecipare. Secondo me nel lungo periodo, magari sotto il cappello dell’Uefa e tenendo presente il merito sportivo, si arriverà a qualcosa di simile. Il calcio europeo sta fronteggiando una grande crisi economica e teniamo conto che la Premier è diventata
una sorta di Nba del calcio. In futuro bisognerà cambiare per avere un presente.”

 

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