Editoriale

Caro dio del calcio umilmente prostrati invochiamo la tua misericordia sul Napoli

Caro dio del calcio prostrata dinanzi a te ti chiedo( come si conviene) perdono per tutte le volte che con i miei peccati ti ho offeso.

 

Tu ci conosci:
Noi apparteniamo
alla gene di un dio minore e non abbiamo
accesso ai più alti consessi
ma siamo anche quelli che, un tempo( ormai lontano) scegliesti come popolo di adozione.
Quando sei venuto a farci visita, assumendo sembianze umane, noi ( a differenza di altri) ti abbiamo riconosciuto e adorato.
E tanto ci costò l’averti avuto e amato.
Siamo sprofondati negli inferi, per le nostre debolezze certo,
ma abbiamo avuto la forza di rialzarci.
Oggi, è evidente,
non siamo più nelle tue grazie ma contriti ti chiediamo perdono.

Scusaci,
per aver osato sperare di poter tornare nell’Olimpo pallonaro.
Scusaci,
per aver peccato di narcisismo sentendoci i più belli e i più fighi.
Scusaci,
per aver sfidato troppe volte la gelosia degli altri dei.
Perdonaci,
per esserci lamentati dei secondi posti e delle qualificazioni in Champions, offendendo la tua magnanimità.
Abbi pietà di noi,
per aver accusato i tuoi arbitri di aver utilizzato metri ingiusti di giudizio.

Lo so,
da un po’ non onoriamo neppure come si dovrebbe il tuo tempio.
Non soltanto in questo ultimo periodo(per i complessi motivi che tu conosci) ma anche in passato non abbiamo sempre partecipato con fede alla liturgia.
Non cerco giustificazioni
ma i ministri del tempio non ne hanno avuto molta cura riducendolo quasi in macerie.
A questa colpa gravissima,
va aggiunto che a qualcuno i podi in campionato provocavano prurito, ad altri noia , per tanti la tua benevolenza era scontata.
Così la tentazione ha avuto la meglio sulla nostra poca fede.
So anche che
i figli adottivi e tuoi eredi hanno avuto comportamenti offensivi che hanno mortificato le vesti sacre.
Ammutinamento e ribellioni sono peccati gravi ma la tua misericordia può essere più grande delle loro debolezze.

In fondo siamo umani.
Ora ti prometto solennemente sul pallone della Champions di non sfidarti mai più, non prima di averti ringraziato per quanto hai voluto donarci.
Ti affido
le sorti di un uomo vero che ti ha sempre onorato al meglio.
Il nostro mister è stato un sacerdote fedele e ha fatto della tua fede la ragione di vita.
Concedigli
la possibilità di intercedere per noi presso di te.
Un’ultima preghiera, infine, ti rivolgo oh dio del calcio:
Se proprio non volessi aiutarci,
a causa della nostra ingratitudine,
almeno non continuare a punirci.
Insomma, guarda da un’ altra parte.
Così che noi,
purificati dai peccati possiamo rialzarci con le nostre ultime forze e riconquistare la fede perduta.

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