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C’era una volta il Diego Armando Maradona, lo stadio diventato cinema che non è più della gente

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C’era una volta il Diego Armando Maradona, lo stadio diventato cinema che non è più della gente.

C’ERA UNA VOLTA…

“(…) La sera quando ci fu l’inno della Champions, vedendo 80.000 persone fischiarci mi resi conto in che guaio ci eravamo messi! Qualche partita importante nella mia carriera l’ho giocata, ma quando sentii quell’urlo fu la prima volta che mi tremarono le gambe! Bene, fu li che mi resi conto che questa non e’ una solo squadra per loro, questo e’ un amore viscerale, come quello che c’è tra una madre ed un figlio! Fu l’unica volta che dopo aver perso rimasi in campo per godermi lo spettacolo!”.

-Yaya Toure in riferimento a Napoli-Manchester City (2-1) 22/11/2011.

Abbiamo cominciato con “C’era una volta” perchè tutti ricordano come tremassero le gambe di campioni del calibro di David Silva, Ronaldo e tanti altri dopo aver sentito il ruggito del San Paolo, e di come in quella magica stagione dei 91 punti, l’impianto di Fuorigrotta fu il vero e proprio dodicesimo uomo in campo trascinando la squadra ad alcune vittorie che, senza quel sostegno, non sarebbero mai arrivate.

Era l’8 aprile del 2018 quando, in un pomeriggio che sembrava ormai aver segnato la fine del sogno Scudetto, l’anima di 60000 persone spinse il pallone calciato di Diawara sotto l’incrocio ribaltando così il risultato contro il Chievo in una partita che terminò 2-1.

OGGI NON E’ PIU’ COSI’

E’ paradossale come, a soli 3 anni da quel momento e dopo un anno di assenza dagli stadi per via dell’inferno Covid, assistiamo ormai da inizio stagione ad uno spettacolo sempre più triste nelle curve dello Stadio Maradona, diventate ormai delle semplici tribune meno costose dove, vista l’assenza dei gruppi organizzati, il tifo è completamente scomparso, costringendo la squadra azzurra a far leva “solo” sulle proprie, per fortuna straordinarie, gambe.

Diversa la situazione a San Siro, o allo Stadio Olimpico ad esempio, dove domenica scorsa contro il Napoli i tifosi giallorossi hanno accompagnato la Roma in ogni azione rendendola ancora più pericolosa.

Tante parole ma al momento, purtroppo, si tratta di una favola senza lieto fine. Fino ad ora solo dichiarazioni contrastanti dei nuovi esponenti politici napoletani con l’attesa dell’apertura di un tavolo di trattative che veda coinvolti i soggetti interessati: ovvero la società calcio Napoli che, oltre alle parole di Luciano Spalletti, non ha ancora comunicato nulla a riguardo, poi il comune di Napoli proprietario dell’impianto, il Questore responsabile cittadino dell’ordine pubblico e i rappresentanti del tifo organizzato.

Tutto al momento lascia pensare ad una voglia di temporeggiare il più possibile prima di prendere un qualsiasi tipo di decisione. Forse perché in realtà, trovare una soluzione, non fa così tanto comodo.


STANDING ZONE, PERCHE’ NON DIVENTARE UN ESEMPIO?

Westfalenstadion, meraviglioso impianto, Casa del Borussia Dortmund.

Un muro giallo da 23mila spettatori dove ci sono aree predisposte per il tifo organizzato, le cosiddette “Standing Zone” dove è possibile stare in piedi e cantare per tutta la durata dell’incontro.

In molti stadi europei è stato, ormai da tempo, adattato questo metodo per permettere ai gruppi organizzati di tifare in maniera piena senza negare la possibilità a chi vuole, di godersi il match in un altro modo.

In Italia? Non si deve andare tanto lontano da Napoli, ad Avellino infatti, recentemente, è stata predisposta una Standing Zone per i gruppi organizzati biancoverdi che sono tornati a tifare dopo un lungo periodo d’assenza.

Dunque si può fare? Si.

Si vuol fare? Ai posteri l’ardua sentenza.

Oggi, 30 ottobre, sarebbe stato il compleanno di Diego Armando Maradona, simbolo del calcio vero, quello della gente.

L’arena di Fuorigrotta porta il suo nome, e siamo sicuri che Diego, guarandolo dall’alto, avrà negli occhi quello che era lo stadio quando la sua luce illuminava il mondo intero accompagnata da quella del tifo meraviglioso che tutti ricordano e che sperano di rivedere al più presto.

 

 

 

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