Esclusiva

Esclusiva: la guerra al Covid-19 raccontata da chi è in avanguardia. La testimonianza di un medico di base

Esclusiva – L’emergenza Coronavirus dal punto di vista dei medici di base: ai nostri microfoni è intervenuto il Dottor Alfonso Malangone.

Medici di base avanguardia dell’esercito sanitario schierato contro il Covid: giusta come definizione?

“E’ una definizione bellica perchè ci troviamo a combattere una guerra con caduti numerosi tra la popolazione e gli operatori sanitari. “

Siete stati messi in sicurezza? Sono arrivati i dispositivi? 

“No, non siamo stati messi in sicurezza se non con un limitato numero di mascherine chirurgiche. Nel nostro distretto questo numero di mascherine è stato distribuito in quantitativo insufficiente.”

Come si gestiscono le necessità dei contagiati e, soprattutto, come si tranquillizzano i positivi o quelli che hanno sintomi evidenti? Come vi rapportate col sistema organizzativo per gestire tamponi e ricoveri?

“Il contatto con il paziente presunto Covid-19 o attestato tale si differenzia a seconda del quadro clinico. Il contatto iniziale, per i medici di base, è sempre di tipo telefonico.  Il paziente che ha avuto dei sicuri contatti a rischio viene messo subito in attenzione con la richiesta di un tampone domiciliare che richiede tempo di effettuazione di alcuni giorni. E’ di nostra competenza gestire i primi sintomi, seguendoli nell’evoluzione per permettere un ricovero ospedaliero tempestivo in caso di aggravamento tramite l’intervento del 118.”

Si ha notizia di tantissime persone malate con sintomi evidenti o addirittura conviventi con positivi a cui è negato il tampone. Com’è oggi la situazione?

“I tempi di risposta alla richiesta di esecuzione di un tampone domiciliare sono legati a situazioni contingenti. L’effettuazione del tampone avviene sempre nei pazienti che hanno avuto contatti certi a rischio. Oppure per chi mostra una sintomatologia tale da indurre il medico a richiedere il tampone. Chiaramente il paziente Covid o sospetto Covid viene sempre isolato, anche nel contesto familiare rispettando le procedure d’igiene codificate.”

Quanto è importante la terapia precoce?

“La terapia domiciliare, di un sospetto Covid o di un Covid positivo, è limitata a contenere la sintomatologia e a verificare che non compaiano complicanze.  Alla minima complicanza il paziente deve essere curato con terapie opportune in ambiente ospedaliero. Questo perchè i farmaci antivirali non sono a disposizione per i medici di medicina generale.”

Oggi che terapia domiciliare seguono i positivi o i sospetti non accertati?

“L’intervento, con monitoraggio clinico telefonico quotidiano,  è limitato al controllo della febbre (paracetamolo) ed eventuali sovrainfezioni quindi effettuando, se i sintomi clinici persistono, anche una copertura antibiotica in un paziente più a rischio. E’ chiaro che se lo stato febbrile si esaurisce e non ci sono sintomatologie preoccupanti, il paziente viene gestito solamente controllando la temperatura senza l’ausilio di farmaci finchè non si negativizza il tampone. Per parlare di guarigione oggi si effettuano due tamponi dopo lo sfebbramento a distanza di 15 giorni.”

Dal suo punto di vista in percentuale come evolve mediamente la malattia?

“Nei casi accertati il decorso della malattia ha un’evoluzione benigna nell’85% dei Covid. Purtroppo quando insorgono delle complicanze a livello respiratorio allora l’evoluzione della patologia è variabile a seconda delle malattie concomitanti e a seconda delle capacità di superare le problematiche di insufficienza respiratoria che, stiamo vedendo, possono manifestarsi anche in soggetti più giovani. ”

Vero che colpisce più uomini che donne?

“Si, è accertata la prevalenza nel sesso maschile. Le donne sono colpite nel 30% dei casi. Si pensa, forse, per una differente vulnerabilità immunitaria oppure per l’importanza di determinate patologie che sono prevalenti nel sesso maschile.”

Quanto ritiene essenziale sottoporre a campione la popolazione ad uno screening di massa per consentire alle persone guarite o non infette di tornare gradualmente alla normalità?

“Quando si esaurirà la fase più grave della pandemia ci sarà una fase di valutazione della popolazione sul rischio Covid, che può essere sostenuta sicuramente da un’estesa indagine sull’immunità con una verifica ed eventuale successivo tampone a seconda della risposta al test sierologico di screening. Questo permetterà sicuramente di conoscere il livello di immunità della popolazione esaminata.”

Quali possono essere le strategie da utilizzare uscendo dalla fase acuta in riferimento all’utilizzo di diagnostica rapida di laboratorio e controllo domiciliare dei pazienti?

“Uscire dalla fase acuta significa far si che la malattia non abbia più crescita in modo tale da gestire una seconda fase di controllo e ricerca dei soggetti asintomatici. La gestione di questa fase  si baserà sulla diagnostica di laboratorio con test sierologici anticorpali che potrà permettere l’evidenza di situazioni quali l’immunità tardiva, cioè la presenza di tracce dell’infezione superata, oppure potrà permettere in alcuni casi l’evidenziazione di una fase iniziale della malattia, anche se asintomatica, in modo da isolare quel paziente , sottoporlo a tampone con attento monitoraggio clinico in caso dovesse manifestare sintomi di aggravamento.

Sono in allestimento unità speciali di continuità assistenziale composte da medici chiamati a monitorare a casa i pazienti con Coronavirus prima di un eventuale ricovero. Attualmente il medico di famiglia controlla i propri assistiti a distanza, non ha abbastanza dispositivi di protezione, e se visitando a domicilio diventasse contagioso rappresenterebbe un pericolo per i suoi assistiti.”

Ha una misura del gravissimo impatto psicologico della quarantena sulle persone?

“Allo stato attuale la valutazione che posso dare è quella sicuramente di aver verificato nei miei pazienti  una buona adattabilità a questa situazione sostenuta dalla speranza di poter superare questo periodo anche se prolungato. E’ chiaro che a seconda del livello culturale e dell’età, ci possono essere degli adattamenti forzati o dei problemi non evidenti. Il sostegno psicologico deve essere offerto alle persone sole, e in alcuni casi ai bambini che, chiaramente, si trovano in una situazione di rallentamento della propria attività neuromotoria . Non penso che al momento si possa arrivare a strutturare una patologia di tipo psicologico. Importantissimo è il nucleo familiare che ammortizza il disagio della ridotta attività sociale.”

 

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