Serie A

Di Francesco: “Scudetto? Napoli primo ma Juve favorita. Contro gli azzurri la nostra svolta”

L’allenatore della Roma ha rilasciato un’intervista a “Il Corriere dello Sport – STADIO”.

Quando i primi contatti con la Roma? risalgono all’inizio di maggio. E i miei dirigenti lo sapevano, perché li ho sempre tenuti al corrente della trattativa. L’ufficializzazione è arrivata…a casa di Sacchi, nel senso che ero in un ristorante di Fusignano con tutta la squadra. Dovevamo giocare lì un‘amichevole. Mi arriva una telefonata e un dirigente della Roma mi dice che è fatta. Io ero così contento da rispondere solo: ok, ci vediamo.

Come sta mio figlio Federico? Male, purtroppo dovrà fermarsi due mesi. Sono stato a trovarlo a Bologna, da padre. Comunque sono incidenti che capitano. Ha tempo per rifarsi. Un giorno sarà allenato da me? No, questo non credo sia possibile. Soltanto con un fenomeno come Paolo Maldini, come fece il padre Cesare in azzurro, si potrebbe immaginare una cosa del genere. Per ora Federico deve pensare a crescere, ha già fatto un bel salto di qualità nella testa ma non deve accontentarsi.

Un esempio di calciatore che aveva talento ma ha raccolto meno di quanto potesse? Nicola Caccia. Ragazzi, aveva una tecnica pazzesca. Una volta segnò un gol alla Pelè, portando a spasso tutti gli avversari, in un Empoli-Lazio Primavera. Ricordo che a noi compagni diceva: date palla a me, ci penso io. Con quell’accento napoletano che faceva ridere. All’epoca era un dieci geniale. Poi è diventato attaccante puro, in B è stato un ottimo realizzatore, ma avrebbe potuto fare di più.

Schick? Non ho ancora avuto modo di parlargli direttamente ma ho saputo che è stato male interpretato. Purtroppo non è stato bene fisicamente e l’ho potuto allenare poco ma vi assicuro che ha dei mezzi tecnici impressionanti. E poi è molto agile pur avendo un gran fisico. Ora vuole e deve dimostrare di essere da Roma. Spero di convocarlo già per il derby. Convocarlo eh, mi raccomando, non scrivete che giocherà subito. La settimana prossima proveremo a rimetterlo in gruppo.

Scudetto? Noi dobbiamo lavorare tanto per esserlo e ci stiamo attrezzando, conoscendo le nostre rivali. C’è il Napoli davanti che gioca un gran bel calcio. Ma io sono convinto che resti la Juve la squadra da battere: la novità di questo campionato magari è che ci siamo tutti avvicinati di più a loro. E conta che noi siamo lì, pronti. Roma-Atletico e Roma-Napoli sono stati momenti di svolta. Con l’Atletico non stavamo bene fisicamente ma abbiamo resistito, prendendo fiducia. Con il Napoli abbiamo perso perché abbiamo difeso troppo bassi. Io da mesi cercavo di spiegare il contrario e con quell’esempio, la squadra ha capito che doveva osare. Difendere avanzando, non arretrando”.

Per leggere l’intera intervista vi rimandiamo all’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport – STADIO”.

 

 

 

 

 

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