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Francesco Totti, l’ottavo Re di Roma

Totti

Quanti sono i Re di Roma? I libri di storia ne nominano 7, ma la storia recente ci dice che a questi ne va aggiunto un altro: si, anche i libri ogni tanto possono sbagliare. L’ottavo Re di Roma è, ovviamente, Francesco Totti. Sceglie la Roma quando è solo un ragazzino con i capelli biondi, e di anni ne ha appena 13. È Vujadin Boskov a permettergli di esordire in Serie A, al Rigamonti di Brescia, il 28 marzo 1993.

Durante la stagione successiva incontrerà il suo primo mentore, Carlo Mazzone, che dal primo momento lo motiva e lo sprona a migliorarsi sempre più, e lo difende dagli assalti dei giornalisti: Carletto l’aveva capito che quel ragazzino biondo era speciale e cerca di preservare il suo talento in ogni modo, impedendogli di montarsi la testa. Il 1° settembre del 1994 segna il suo primo gol in Serie A, all’Olimpico, contro il Foggia.

Dopo l’esperienza con Mazzone arriva un periodo difficile per Francesco: la Roma ingaggia Carlos Bianchi, che non legherà mai con il giovane giallorosso e, anzi, ne chiederà la cessione al presidente Franco Sensi. Ma anche Sensi aveva capito che il ragazzino non era uno qualunque e, davanti all’ultimatum dell’argentino “O io o Totti”, da il benservito all’allenatore.

Ed ecco che arriva l’altro grande mentore di Totti: Zdenek Zeman è forse uno dei principali artefici della maturazione di Francesco, aiutandolo a maturare sia mentalmente e fisicamente, che tatticamente. Ancora oggi, quando gli viene chiesto chi sono i primi cinque calciatori al mondo, il boemo risponde: “Totti, Totti, Totti, Totti, e Totti”.

Ma è nel 2000 che Totti si afferma davvero come uno dei migliori al mondo: disputa un grandissimo Europeo con la Nazionale, arrivando a un passo dal sogno di laurearsi campione e perdendo in finale contro la Francia. Si renderà protagonista, nella semifinale con l’Olanda padrona di casa, di un gesto che rimarrà negli annali: alla lotteria dei rigori si presenta davanti a Van der Sar e lo beffa con il cucchiaio, che diventerà il suo marchio di fabbrica.

Alla Roma, intanto arriva Fabio Capello, e Francesco conoscerà per la prima volta il successo: al termine di una grande cavalcata, i giallorossi conquistano il loro terzo scudetto, trascinati dalle prodezze del tridente formato da Batistuta, Montella e lo stesso Totti, che a fine stagione si classificherà quinto nelle graduatoria del Pallone d’oro. Memorabile la sua esultanza dopo il gol segnato al Parma, in quel 17 giugno 2001, storico per tutti i tifosi romanisti.

Le sirene delle altre squadre iniziano a suonare e lo faranno per parecchi anni: il Milan, l’Inter e soprattutto il Real Madrid farebbero carte per garantirsi le prestazioni di Francesco che però rifiuterà sempre, per amore della sua Roma.

Nel 2006 subisce un gravissimo infortunio: un intervento di Vanigli, in un Roma-Empoli, gli causa la rottura di tibia e perone, e sembra pregiudicarne la partecipazione agli imminenti Mondiali in Germania. Totti, però, non si perde d’animo e, d’accordo con il ct Lippi, recupera in tempo record e prende parte alla manifestazione. Come andrà a finire lo sappiamo tutti, e Francesco sarà decisivo con quattro assist e, soprattutto, con quel calcio di rigore segnato, al 93′, contro l’Australia. La FIFA lo inserirà nell’All Star Team del torneo.

Durante la stagione successiva, l’allenatore della Roma, Luciano Spalletti, sceglie di impiegarlo da centravanti, dando vita al ruolo del “falso nueve”. Francesco ripagherà con 26 gol segnati in campionato, che gli garantiranno la conquista della Scarpa d’oro. In quella stagione vincerà, inoltre, la sua prima Coppa Italia.

Nel 2008 subisce un altro gravissimo infortunio, stavolta al legamento crociato, ma come già fatto in precedenza recupera alla grandissima. Seguiranno record su record: diviene il romanista più presente di tutti i tempi e, nel 2015, raggiunge quota 300 gol in maglia giallorossa.

Nella scorsa stagione, dopo uno scarso impiego da parte di Spalletti, risulterà decisivo nella conquista del terzo posto della Roma. Indimenticabile la gara vinta contro il Torino: Francesco entra in campo all’86’, con i giallorossi sotto 2-1 in casa. Al primo pallone toccato segna il gol del 2-2 e, tre minuti più tardi, trasforma il calcio di rigore che regala i tre punti ai suoi.

Adesso è arrivato per lui il momento di dire addio alla Roma e probabilmente al calcio giocato:sarebbe impossibile immaginarlo con indosso una maglia diversa da quella giallorossa. Oggi, giocherà, contro il Genoa, la sua ultima partita con la squadra della sua vita. Da oggi, probabilmente, non vedremo più i suoi cucchiai, le sue giocate di prima e i suoi colpi di tacco. Non lo vedremo più scendere in campo con la “sua” maglia giallorossa numero 10.

Avrebbe potuto vincere molto di più andando al Real Madrid (il presidente dei blancos Florentino Perez lo considera tuttora l’unico rimpianto della sua vita), ma ha scelto di legarsi a vita alla squadra del suo cuore, guadagnandosi l’amore di una città intera e degli amanti del calcio, entrando ugualmente nella leggenda, diventando a tutti gli effetti l’ottavo Re di Roma.

Oggi il calcio perde uno dei suoi più meravigliosi interpreti. Al di là della fede sportiva, al capitano giallorosso si può soltanto dire grazie. E forse sarebbe il caso di aggiornare i libri di storia, scrivendo che dopo Tarquinio il Superbo c’è Francesco Totti.

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