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Garcia a DAZN: “Ho vinto il campionato al Lille dopo 52 anni, Raspadori può fare tutto”

L’allenatore del Napoli Rudi Garcia ha rilasciato una lunga intervista a DAZN.

“Io ho vinto il campionato al Lille, 52 anni dopo, la Coppa di Francia l’anno seguente, che mancava da 55 anni, era una vita che non vincevano ed è stato molto bello vincere lì e sono rimasto dopo aver vinto. La passione a Napoli però è oltre, è una religione secondo me il calcio qui. Per me questo è il calcio, dovrebbe essere sempre così. La sveglia? Io dopo la doppietta potevo andarmene, ma l’ho vissuto in prima persona il fatto che l’anno dopo pensi di fare lo stesso e invece fai un po’ di meno, è umano, è inconscia. La sveglia è il mio compito, dire ai ragazzi: avete raggiunto quel livello ma io non mi accontento e voglio lo stesso livello dell’anno scorso. Confermarsi è sempre più difficile.

Cucina? Non cucino per niente, ma amo mangiare insieme, con amici. A me da sempre piace la pizza napoletana. Per ora ho avuto un po’ di possibilità di provarla e le cose semplici sono le migliori. Come il Napoli? Sì, deve giocare semplice.

Una qualità dei miei giocatori è lo spirito collettivo. Sono bravi nel gioco di prima. Stiamo coltivando questa caratteristica, giocando di prima se arriva l’avversario la palla è già andata via. Si può sempre migliorare, il mio compito è non farli addormentare, fargli aprire ancora di più l’orizzonte perché non c’è solo un modo di fare e ho parlato anche di una squadra più camaleontica. Se un sistema di gioco funziona non c’è motivo di cambiare, ma ci sarà un giorno… perché mica puoi vincere tutte le partite, anche l’anno scorso mica l’hanno vinte tutte. Quando arrivi in un ambiente vincente, ogni volta che provi a migliorare qualcosa ti fanno vedere il cartellino e ti dicono che l’anno scorso funzionava. Ma se volete che funzioni ancora serve uno step in più e portare nuove cose. Per un gruppo è importante avere nuove, altrimenti ti annoi.

Raspadori può fare l’esterno? Certo, mezzala, esterno, trequartista, anche punta come ad Amsterdam, lo fece in modo importante. Dobbiamo avere la capacità di avere anche due punte, quando hai il Cholito sei armato. Victor è un trascinatore pazzesco, appena metti una competizione sul campo vuole vincere, porta la sua squadra, un po’ come Cristiano chiama la squadra, fa la foto-ricordo, mi piace tanto, è tra i migliori centravanti al mondo. Ho letto che alcuni lo volevano, poche cose (ride, ndr). Potrebbe giocare solo offensivamente, ma difenda e pressa come un matto. Bellissimo. La qualità del gruppo è questa, non solo un gioco di qualità, ma lavorano.

Kvaratskhelia? Può migliorare ancora tanto. Con la palla tra i piedi, ha un genio nei piedi… quando dribbla è bello da vedere. Di Lorenzo? Devo stare attento a ciò che dico perché fanno i titoli. Lui è un uomo di grande qualità, pensa agli altri, è già un capitano per questo, poi è un leader, un esempio, e poi un gran bel giocatore. Io faccio sempre così, mi do un periodo del ritiro per dire chi sarà capitano della mia squadra, perché lo scelgo io, dopo colloqui e dopo averlo visto col gruppo, ma non ho avuto nessun dubbio sul fatto che il mio capitano sarà lui. Può essere solo lui, ci sono altri leader e poi c’è anche scaramanzia intorno a me. Novità devo portarle, ma alcune volte dovrò anche adattarmi non alla scaramanzia, ma io credo alle onde positive.

Colloqui con ADL? Non faccio un powerpoint prima di parlare con i presidenti. Non c’è studio. Vado con la mia personalità, le mie idee, parlo con i presidenti, come accaduto a Lione, ovunque, ho la mia idea del calcio e se c’è sintonia, e sembra esserci stata, si va avanti. Il presidente ha poi la sua squdra, c’erano Chiavelli, Micheli, sanno tutto di te, se ti fanno venire sono interessati a quello che puoi portare.

Obiettivi per essere felice? Il Napoli prima di tutto deve giocare la Champions anche l’anno prossimo, poi vediamo se quarto, terzo, secondo o primo. Vediamo. Poi in Champions serve una rosa forte, io ho fatto belle campagne Champions, anche la semifinale a Lione. L’Europa League è diversa, puoi concentrarti sul campionato perché il girone lo superi e dagli ottavi diventa serio, ma in Champions è il contrario, i giocatori sono fissi sulla Champions e devi dirgli che il pane quotidiano è il campionato. La Champions la fai tramite il campionato e dovremo essere bravi sulle due competizione e la rosa serve per avere due scelte.

Arabia? Io ho aperto le porte (ride, ndr), nel club di Ronaldo. Ho avuto un bel rapport con Cristiano, ho capito perché ha fatto quella carriera, anche lì arrivava prima di tutti, andava via per ultimo, in campo un trascinatore pazzesco, come in allenamento, sentendo la competizione anche per la gara di rigori e se vinceva faceva il suo ‘siu’ come in Champions. Totti? Grande campione, uomo e giocatore, uno dei pochi che vedeva prima di tutti sul campo la giocata, aveva la qualità per realizzare ciò che vedeva. Intreccio con Spalletti? Gli ho lasciato il posto a Roma, lui me l’ha lasciato qui, ho grande rispetto, ha fatto grandi cose qui. Mourinho? L’ho già incontrato al Real in amichevole, adesso è un concorrente, ma la gioia che ha ridato a Roma è importante”

Maradona? Tanta roba. Diego l’ho visto una volta a Roma, dopo una partita nel 2014, vincemmo all’Olimpico, mi sono trovato in un ristorante e venne al mio tavolo e parlammo 10-15 minuti, fu un momento favoloso. Mi dimenticai di chiedergli una foto. Fa parte della storia del calcio”.

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