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Il business dello streaming illegale porta 200 milioni ai gruppi mafiosi

Il problema della pirateria o dello streaming illegale è all’ordine del giorno. E le cifre generate da questo mercato illegale sono esorbitanti.

 

Questo quanto evidenziato nell’edizione odierna del Corriere della Sera:

“Un anno fa un gruppo di italiani partì per la Cina con una missione precisa: ottenere una modifica nel sistema operativo di un «encoder», un oggetto prodotto nella Repubblica Popolare, in modo da prevenire qualunque possibile intervento contro la pirateria sulla televisione digitale. I ladri di immagini dovevano potersi muovere al sicuro. L’obiettivo tecnico di quella squadra di italiani era far mettere a punto agli ingegneri cinesi un software che nascondesse i codici degli abbonamenti dai quali viene estratto il segnale, per poi riprodurlo illegalmente migliaia di volte e rivenderlo ai consumatori. 

Quella spedizione fu coronata dal successo. Da allora distribuire illegalmente attraverso la rete le partite della Serie A e delle coppe europee, la Formula 1 o i grandi tornei di tennis è diventato un affare sempre più vasto soprattutto per i gruppi di camorra. Un’indagine di Fapav, la Federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi, conclude che in Italia oggi sono attivi due milioni di abbonamenti illegali e 4,6 milioni di italiani assistono alle partite nei bar, negli hotel o dal divano di casa versando denaro a organizzazioni che rubano i diritti.”

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