Editoriale

Il Napoli alla Juventus non toglie solo i tre punti ma anche il motto

Sangue e arena, il Napoli, oltre ai tre punti, toglie alla Juventus anche il motto: ‘Vincere non è importante ma è l’unica cosa che conta’.

La squadra era ridotta ai minimi termini, uomini contati, sussurri e grida, gambe pesanti ma le teste di più.
Pioveva sul bagnato e il vento gelido (non solo in senso meteorologico) sferzava muscoli stanchi e volti tesi.
Troppo grossa, ora, la tentazione di cedere alla facile retorica senza abusarne ma tra le pieghe delle frasi fatte si nascondono, pure, tante verità.

‘Il pallone è rotondo’ e ‘Aiutati che Dio ti aiuta’ fanno parte, a pieno titolo, della raccolta.

La vittoria di sacrificio e coesione, con l’abbraccio finale tra mister e squadra, ha spazzato via i dubbi residui sui rapporti ma non basta.

Sicuramente ha ricordato a tanti che: ‘Noi è meglio di Io’, che i giudizi sono una cosa diversa dai pregiudizi,
che il calcio ”Non sono fiaschi che si abboffano”(cit. Totò ndr), che, se ti manca la materia prima, il piatto lo puoi arrangiare ma non cucinare alla perfezione, che Insigne è un vero capitano, Rrahmani non è un pacco, Lozano è calciatore perché, oltre alle qualità tecniche e fisiche, ha determinazione e spirito di sacrificio, che Meret tra i pali è imbattibile e che Gattuso non rinnegherà mai se stesso, nel bene e nel male.

A proposito del mister, quando fu scelto, non si poteva non sapere che, prendendolo, si sarebbe preso tutto il pacchetto, full optional, con pregi e difetti ma, anche, che è un allenatore, giovane, che deve crescere e acquisire esperienza.

Oggi l’umore è migliore ma anche in questo c’è tanta strada da fare, come nell’equilibrio tra le due fasi e nello sviluppo del gioco.

Il mondo non si può controllare e, neppure, le forze centrifughe e centripete che ti sballottolano ma, sicuramente, una maggiore leggerezza d’animo e qualche sorriso in più possono solo far bene, oltre a portare bene.

Le sentenze spettano ai tribunali ma ci sono troppe toghe mancate tra chi dovrebbe occuparsi di analizzare e raccontare i fatti e non condannare o assolvere.

“Chi vuol esser lieto sia del doman non c’è certezza” E se lo dice Lorenzo il magnifico…

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