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Il Napoli balla la quadriglia e agli avversari gira la testa

Si balla. Dove si balla? Al Maradona e pure in giro per tutti gli stadi.

Siamo nei giorni di Sanremo e musica e ballo ci stanno bene. Non è una musica dance, come cantava Dargen D’amico un anno fa, ma anche un alieno (Osimhen? Kvaratskhelia?) l’impara.

È più una quadriglia 2.0 e oltre: Avanti, indietro, avanti, indietro. Destra, sinistra, al centro. Entri tu, esco io, scambi di posizione, giravolte e saltelli. Non è calcio è una danza che fa girare la testa agli avversari e Spalletti il maestro di ballo.

È la quadriglia del Napoli.

Bello spettacolo, impegnativo per i calciatori ma esercitarsi rende tutto più facile.

Il calcio che occupa gli spazi e non da punti di riferimento che necessità di intelligenza e disponibilità. Fidarsi, reciprocamente e affidarsi all’allenatore che deve avere credibilità. La geometria e le leggi della fisica che vengono sovvertite da un alieno che resta in stallo a metri dall’erba dei campi calcio. I metri quadrati che si dilatano in altezza e in larghezza e si riempiono con figure artistiche da far invidia al più visionario degli scenografi.

Perché? Ogni corpo di ballo ha la sua étoile e se ne hai più di una puoi volare nel blu dipinto di blu.

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