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In Cina è tornato il calcio: in 60mila allo stadio per la sfida scudetto

In Cina il calcio è tornato davanti ai propri tifosi, frutto di protocolli rigidissimi, di programmazione e di una bolla stile NBA.

 

In uno stadio pieno, davanti a 60 mila spettatori, senza barriere o distanziamento, lo Jiangsu Suning ha vinto il primo titolo della sua storia contro il Guangzhou Evergrande di Fabio Cannavaro.

Una conquista per il calcio cinese e per tutta la Cina, terra da cui è partita la pandemia Coronavirus e che ora sta vivendo una normalità ritrovata non per caso. Tutto il paese si è stretto attorno a protocolli rigidissimi che hanno permesso di scongiurare la seconda ondata del virus: frontiere chiuse fin dai primi mesi, ingresso in Cina solo con un permesso di lavoro, tamponi a tappeto e trasferimento in albergo per la quarantena obbligatoria (per i negativi!) e trasporto in ospedale per i positivi, test a tutta la popolazione per ogni piccolo focolaio e utilizzo della tecnologia. Sacrifici a cui il popolo cinese si è sottoposto con organizzazione e rispetto delle regole.

E a tutto ciò non è sfuggito il calcio: il 25 luglio il pallone è tornato seguendo. Tutte le squadre si sono chiuse in una bolla, giocando in due sedi, Dalian a nord-est e Suzhou ad est e per più di tre mesi 16 club di Chinese Super League hanno vissuto in un unico centro sportivo senza poter entrare e uscire. E questo rigidissimo protocollo (ed il suo rispetto totale) ha permesso il 20 agosto di riaprire gradualmente gli stadi con test continui ai giocatori.

Così anche il calcio ha superato la crisi e ieri lo Jiangsu Suning ha potuto festeggiare la storica vittoria del titolo al termine della sfida scudetto davanti ai propri tifosi.

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