Editoriale

In onore e in memoria di Sahar Khodayari Aurora, ironia del destino più che mai amaro e tragico.

 Aurora, questo è il significato del tuo nome. Sahar- Aurora, nella tua breve vita non sei riuscita a vivere l’inizio di un nuovo giorno che si scrollasse di dosso le tenebre che avvolgono, anche, il tuo paese.

In Iran le donne non possono entrare negli stadi e tifare per la propria squadra del cuore, tranne che con alcune deroghe, ipocrite, che non smacchiano la faccia sporca di chi governa.

Parlavamo di cuore, perché il calcio, a tutte le latitudini, è una delle poche cose che ancora sa regalare emozioni e passione in un mondo essiccato e anestetizzato.

Si sa, noi donne per amore facciamo di tutto, anche cose estreme e sbagliate, come darsi fuoco o distruggere la propria vita.

Cosa avrai pensato mentre ti trasformavi in una torcia umana davanti al tribunale che ti aveva condannato a sei mesi di carcere per “Oltraggio al pudore”? Quanta rabbia, umiliazione e frustrazione hai provato? Chi potrà raccontare le tue emozioni, le tue paure, i tuoi sogni, le tue speranze?

A noi tocca ricordarti, fino a che la memoria ci sosterrà. Proveremo a farlo ma andiamo a tentoni, brancolando tra ipotesi e incertezze e provando ad evitare le voragini della banalità.

Mi sarebbe piaciuto sentirti raccontare quando era nata la tua passione, chi era il tuo calciatore preferito, se seguivi anche la Premier o la Serie A e se il calcio ti piaceva anche giocarlo, oltre che guardarlo. Magari, ti avrei anche chiesto cosa pensavi dei problemi di discriminazione che abbiamo da queste parti, di razza più che di genere, per i quali tutti si indignano ma che nessuno risolve Insomma cose così, chiacchiere da bar dello sport.

Chiacchiere tra donne che a volte vorrebbero arrendersi ma che poi non mollano mai e provano a cambiare il mondo guardandosi le spalle da uomini che continuano ad odiarle.

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