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Juventus, Napoli e Inter autoproducono le proprie gare. La prova tv non è uguale per tutti

Quanti “occhi” vedono le partite del nostro campionato? Per meglio dire, quante telecamere riprendono ciascuna gara di serie A? E come avvengono queste riprese? C’è la possibilità che ci sia disparità di trattamento a seconda delle squadre coinvolte?

Secondo il Regolamento delle Produzioni Audiovisive, aggiornato all’inizio di ogni stagione, esistono tre differenti standard: A con 14 telecamere, B con 12 e C con 10. Tocca alla Lega e non ai club “etichettare” ciascun incontro e la scelta è, ovviamente, strettamente legata all’importanza dell’incontro. In questo modo, via Rosellini si fa da garante dei contenuti. I nostri stadi, oltre a non essere tutti uguali, non sono nemmeno moderni, ecco perché esistono alcune limitazioni, come negli stadi di Parma, Cagliari, Udine e Firenze, per esempio, in cui o non c’entrano 14 telecamere o sono in fase di ristrutturazione. 
ANTICIPI E POSTICIPI – Di base, l’assegnazione della categoria alla partita, esiste già uno schema preordinato, anche perché bisogna fare i conti con il budget, tenuto conto che, più lo standard è alto, più i costi aumentano. Ragion per cui, è previsto un solo match di standard A per ogni turno di campionato (fino a qualche anno fa erano due) ed è, solitamente, il posticipo della domenica sera. Sono due, tra cui l’anticipo del sabato sera, quelli di standard B. I restanti, in genere 7, sono quelli con la copertura più bassa. Sky e Mediaset, però, possono aggiungere alcune telecamere in più, con immagini che rimarranno in esclusiva. Essendo titolare del pacchetto 1, Sky ha massima libertà nel numero; Mediaset, invece, non può andare oltre le due camere.

IMPARZIALITA’ – Stabilito come avviene la copertura, il passo successivo è la produzione dell’evento. La Legge Melandri-Gentiloni del 2008 consente a ciascuna società di autoprodursi, per poi passare comunque dalla Lega per la distribuzione del segnale. Ebbene, 17 club hanno scelto di affidarsi a via Rosellini, che a sua volta si appoggia a Infront, vale a dire l’advisor per i diritti tv.
Juventus, Napoli e Inter, invece, hanno scelto di gestirsi da soli. Di fatto, il loro è un rischio d’impresa: la produzione di una partita costa alcune decine di migliaia di euro, ma così si può guadagnare su tutti i servizi supplementari, che altrimenti finirebbero a Infront. Già, ma il dubbio è che, con questa scelta, Juve, Napoli e Inter riescano in qualche modo a “filtrare” le immagini a proprio vantaggio. C’è un meccanismo, però, per scongiurare questa eventualità. I service a cui si appoggiano i 3 club, infatti, sono gli stessi che, in base al territorio (spedirne uno da Milano comporterebbe un aumento dei costi), vengono utilizzati e contrattualizzati dalla Lega. Con potenzialità adeguate, in Italia, ne esistono 10-12 e sono gli stessi che, ad esempio, vengono ingaggiati per un match del “6 Nazioni” di rugby. Peraltro, a stabilire le immagini che effettivamente vengono trasmesse e quindi viste dal telespettatore è sempre il regista, che fa parte di un team completato da un aiuto e da un assistente. Ebbene, le squadre vengono spedite sui campi dall’“host” di turno, che può essere Sky, Mediaset oppure la Lega stessa. La scelta finale è competenza di quest’ultima e la distribuzione canonica prevede, per ogni turno di campionato, 6 gare con Sky come host, 3 con Mediaset e una sola con via Rosellini.

COPPA ITALIA – Oltre che per il campionato, anche per la Coppa Italia esiste uno schema in tutto e per tutto simile. Nello specifico, della produzione se ne occupano sempre Lega e Infront. La finale è l’unica gara con standard A, vale a dire con la copertura di 14 telecamere. Sarà la Rai a trasmetterla quest’anno e dunque potrà dotarsi anche di camere supplementari.
Fonte: Corriere dello Sport

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