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La Battaglia per il Potere

Nel pieno dell’estate, l’11 agosto, è stata fissata la data per l’elezione del nuovo Presidente della FIGC, dopo le dimissioni del Presidente uscente Abete, a seguito della disfatta brasiliana.

Per la presentazione delle candidature in Federcalcio (con l’indicazione di almeno due componenti della Figc) ci sarà tempo fino al prossimo 27 luglio.
Nelle settimane successive alle dimissioni rassegnate da Giancarlo Abete, da più parti si era levata la richiesta di un cambiamento – anche generazionale, ai vertici della Federcalcio. In prima fila, per il rinnovamento, le componenti tecniche (l’Assocalciatori di Tommasi e l’Assoallenatori di Ulivieri), Barbara Berlusconi, e diversi club di Serie A, tra cui Juventus e Roma, Napoli, hanno chiaramente fatto intendere di essere contro l’elezione di Tavecchio, Presidente della Lega Dilettanti, ed, al momento, il candidato più accreditato alla nomina ai vertici della Federazione.

Lega Nazionale Dilettanti, riunitosi a Roma nei giorni scorsi, ha stabilito, al termine di un ampio dibattito, la necessità di mettere a servizio dell’intero movimento calcistico la disponibilità del proprio presidente in occasione delle elezioni dell’11 agosto. “Nei prossimi giorni – ha riferito il presidente LND Tavecchio dopo la riunione del Consiglio Direttivo – prenderò contatti con tutte le componenti federali con l’auspicio della maggiore condivisone possibile sui programmi necessari per il raggiungimento dei risultati che milioni di appassionati giustamente si aspettano dalla grande tradizione calcistica italiana”. “I nostri club e le nostre nazionali dovranno tornare ad occupare le posizioni di vertice del calcio mondiale che a essi competono e per farlo dovremo lavorare tutti insieme, senza divisioni, forti del grande patrimonio tecnico del calcio italiano”.

L’indicazione che ho ricevuto dalla Lega – ha proseguito Tavecchio – mi rende orgoglioso di rappresentare lo straordinario mondo del volontariato sportivo, capillarmente distribuito su tutto il territorio nazionale, rappresentativo dei nostri valori popolari e sociali più sani, fatto di persone operose e per bene, che amano il gioco del calcio e che sanno realizzare politica sportiva e attività didattiche ed educative sul territorio”. “Dobbiamo ripartire da lì – ha concluso il numero uno della LND – e rimettere il gioco del calcio al centro del progetto, come ha già fatto la Lega Dilettanti con la creazione di 20 Centri di Formazione Federale, uno per ogni regione, per la pratica sportiva di eccellenza”.
Spazio ai giovani, nuova governance e trasparenza. Sono le parole del rilancio del calcio italiano, secondo Demetrio Albertini, che lunedì si è candidato alla presidenza della Federcalcio. L’ex centrocampista del Milan e della nazionale ha sciolto la riserva nella conferenza stampa convocata a Milano.
«In campo ho sempre fatto il regista: voglio provare a farlo anche in Federazione, mi metto a disposizione per cambiare marcia. Ho un sogno: che il campionato italiano torni il più bello del mondo, come era negli anni ‘90» , sono le parole dell’ex giocatore, che per 8 anni è stato dirigente della Figc.
Albertini spiega così la scelta di candidarsi: «In questo mese ho iniziato a ricevere tante telefonate e tanti apprezzamenti da parte della gente, che è quella che va allo stadio, per potere mettermi a disposizione, io lo faccio ben volentieri. Barbara Berlusconi non mi ha chiamato e alcuni mi hanno detto che non mi daranno il voto perché sono un calciatore. ma io sono qui, da solo, oggi, per dire che ci sono».

Pur non volendo parlare di programmi, nello specifico, Albertini, traccia, comunque, le linee guida di una sua ipotetica presidenza, basata su quella che lui stesso definisce una “filosofia del calcio” che ha maturato negli anni da dirigente: «Bisogna ripensare la governance della Lega ed anche tutto il progetto sportivo: basta ridurre la serie A ad una serie di numeri. Non bisogna più sottovalutare le differenze tra professionismo e dilettantismo. Non possiamo pensare di guardare al modello tedesco, siamo un altro paese con un’altra cultura. Ma l’obiettivo deve essere lo stesso: con una sola regola loro hanno il 34% stranieri, noi con tante abbiamo il 65%». Sulla scelta del futuro ct della nazionale, Albertini ha detto: «Abbiamo degli ottimi allenatori, si sceglierà quello più vicino alla filosofia del nuovo presidente».
Perché la sua candidatura diventi effettiva servirà l’indicazione di una delle componenti della Figc. Per la presidenza della Federcalcio è finora candidato in pectore solo Carlo Tavecchio, 71 anni, già vicepresidente vicario della Federcalcio con Abete presidente. I rapporti con Tavecchio sono buoni, a sentire Albertini. «Veniamo da due percorsi diversi, quindi per forza siamo diversi. Adesso devo trovare chi mi candida».

Sicuramente, Albertini, sarà appoggiato da Damiano Tommasi, ex centrocampista della Roma scudettata nel 200,1 dal maggio 2011 Presidente dell’Associazione italiana calciatori, che ha confermato di preferire il “nuovo” Albertni, al vecchio Tavecchio.

Anche l’Associazione Italiana Allenatori, ed il suo Presidente Ulivieri, hanno confermato pieno appoggio ad Albertini, mentre il Presidente della Lega Serie B, Abodi sosterrà la candidatura di Tavecchio.

Programmazione, condivisione, modernizzazione, attorno a questi tre elementi è maturato l’appoggio della Lega di B rappresentata alla candidatura di Carlo Tavecchio a presidente della Figc. ”Parlo – dice Abodi – a nome di 21 società’ che la pensano in un certo modo”. Abodi, che fu il candidato di Andrea Agnelli in una selezione alla presidenza della lega di serie A, si schiera con la sua Lega con l’avversario del presidente juventino nella corsa al ruolo di capo del calcio italiano. ”Ma le due situazioni non sono paragonabili – osserva -. All’epoca era un discorso personale, stavolta rappresento 21 società’ che la pensano allo stesso modo”. Abodi spiega le motivazioni alla base della decisione.

”Le quattro leghe che hanno l’azionariato della federazione – osserva – devono assumersi le loro responsabilità’ e dare le risposte che non sono state date in questi anni. Al di al’ del fatto doloroso della fuoriuscita dal Mondiale e delle dimissioni di Abete noi siamo sempre gli stessi. Ritengo che in questo momento le leghe abbiano ancora di più’ il dovere e la responsabilità’ di mettersi assieme: dobbiamo dimostrare di avere la capacità’ di assumerci le responsabilità’ tutti insieme. Ognuno con le sue diversità’ e sensibilità’ abbiamo il compito di ricostruire un sistema che evidentemente non produce più’ risultati”. Un discorso – sottolinea Abodi – quello della comunanza delle leghe, che non è’ mai stato fatto in precedenza.

Quattro gli obiettivi dichiarati: “primo, ricostruire un modello che sappia dal basso fornire giocatori alle squadre azzurre per migliorare la competitività’ della nazionale, ma anche delle squadre di club – spiega -. Poi migliorare la qualità’ di tutte le competizioni, dalla serie A.

Terzo, diminuire le distanze tra le competizioni. Il che non significa – dice – che la serie A deve rallentare, ma che siamo noi che dobbiamo creare le condizioni di riavvicinarci a loro. Se aumentiamo le distanze tra le competizioni non va bene. E infine nell’ottica della credibilità’ del sistema ogni presupposto di incremento dei fatturati passa per la reputazione del sistema. Ci dobbiamo difendere da una serie di rischi insieme, e più’ siamo divisi e più’ ci esponiamo a questi rischi.’.

Abodi ha detto di non avere sul piano personale nessuna preclusione sulla candidatura di un ex calciatore: ”No, personalmente non c’è’ alcuna pregiudiziale, lo dimostra anche il modo in cui da presidente di Lega collaboriamo con le componenti tecniche. Non mi sento di fare un appello ad Albertini quanto all’unità’ elettorale. Ritengo per certi versi sia anche giusto che Demetrio si sia candidato. Per me Albertini non è’ un ex calciatore ma un dirigente che stimo. Poi nel confronto mi auguro che ci sia a valle dell’elezione la possibilità’ di ragionare su progetti comuni”.

”Non possiamo pensare – sostiene Abodi – che all’interno della federazione ci sia una maggioranza e una opposizione ma un fine comune per rendere il sistema attraente e moderno. Abbiamo uno strumento fondamentale che forse non abbiamo utilizzato fino in fondo che è la programmazione”. Come finirà? Abodi ritiene che non si arriverà a cifre lontane da ”ciò’ che ognuno di noi rappresenta”. ”Ritengo – conclude – che il risultato sarà’ quello di Tavecchio presidente e mi auguro che ci sia un assetto complessivo in termini di ruoli e responsabilità che sappia ricostruire a valle dell’elezione una unità d’intenti di cui abbiamo bisogno perché solo così’ si vincono le sfide come altri Paesi ci hanno dimostrato. E mi auguro che quel fair play che chiediamo ai tifosi possiamo metterlo in atto anche nel confronto elettorale”.

Più che un appoggio sembra una vera e propria candidatura post Tavecchio, cosa che è ormai palese e circola da tempo nei corridoi del palazzo. In tutta questa guerra di poteri, il Presidente del Coni Malagò, ha sempre sottolineato la necessità di una candidatura che abbia il più alo consenso, non tralasciando l’ipotesi del commissariamento, sottolineando come il commissariamento sia un diritto ed un dovere se non si dovesse eleggere il presidente federale il prossimo 11 agosto nell’assemblea elettiva ed  aggiungendo che sia’ difficile che uno non abbia il 50%, ma di certo il mondo del calcio fa capire che non è proprio concorde su un’unica candidatura”.

Ad elezioni avvenute vedremo cosa accadrà, ma soprattutto se qualcosa accadrà.

 

 

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