Editoriale

La favola dell’Islanda, quando il calcio sovverte i pronostici

Quando la testa e il cuore superano ogni tattica ed ogni talento.


Davide ha battuto Golia, da ieri sera il calcio ha la sua ennesima storia da raccontare, una delle tante dove il più debole vince sul più forte. L’Islanda ha ottenuto una straordinaria qualificazione ai quarti di Euro 2016, superando l’Inghilterra dei campioni illustri e strapagati, la patria che ha inventato il football.

Non sarà la prima volta, nè tantomeno l’ultima, che vi saranno storie del genere. Il calcio, a differenza di altri sport, permette molto più facilmente la realizzazione di clamorose avventure come quella che stanno vivendo gli islandesi. La testa e la concentrazione, il sacrificio con il cuore oltre l’ostacolo, possono essere qualità fondamentali per sopperire alla mancanza di tecnica e di talento puro, soprattutto in gare secche o in tornei brevi come gli Europei o i Mondiali.

Per misurare l’infinita grandezza del successo dell’Islanda sull’Inghilterra, basta solo pensare ad una cosa: Londra ha circa 8 milioni di abitanti a fronte dei soli 300.000 abitanti dell’intero territorio islandese. Un rapporto assurdo in termini numerici, eppure i “Geyser boys” hanno stracciato ogni pronostico con sacrificio e programmazione.

Già, la programmazione. In Islanda dal 2002 hanno iniziato un vero e proprio processo di “fortificazione calcistica” fra sport ed educazione alla vita. Sono stati costruiti dalla Federazione ben 180 campi da calcio, 50 tecnici federali hanno scovato, allevato e formato le nuove leve del pallone, ottenendo anche un risultato sociale: si è ridotto il tasso d’alcolismo fra i giovani ed è aumentato il senso civico e patriottico.

La Nazionale Islandese sta raccogliendo i frutti di tutto questo: lì dove la tecnica e il talento scarseggiano è arrivato il cuore e lo spirito di abnegazione. Il popolo è unito e segue la propria squadra, la spinge con il suo “Geyser Sound“, il suono dei vulcani, quelli che occupano gran parte dell’Islanda che oggi ha il cuore sportivo che ribolle proprio come la lava ardente.

Una lava che ha scottato e bruciato la gloriosa Inghilterra, con valori tecnici almeno dieci volte superiori. Testa e cuore nel calcio possono vincere sul talento, ed è ciò di cui sono state vittime anche la Spagna e l’Argentina nelle altre gare di ieri.

La nostra Nazionale Italiana ha estromesso i super-favoriti iberici con una gara che ha sbaragliato ogni pronostico, andando oltre le più rosee previsioni dei tifosi italiani ottimisti. Antonio Conte ha avuto il merito di aver preparato tatticamente e mentalmente una gara dove eravamo inferiori.

Dall’altro lato del mondo invece l’Argentina, con una rosa forse fra le più forti al mondo, qualche ora prima ha perso crudelmente la terza finale consecutiva ed anche stavolta contro un avversario nettamente inferiore: il Cile. A nulla vale avere i più forti talentuosi del mondo, i più grandi campioni, se poi la testa non è collegata ai piedi. Questo è il calcio, bellezza.

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