Rassegna Stampa

Le Foche: “Due o tre casi per squadra non devono far paralizzare il calcio”

le foche

L’immunologo Le Foche ha parlato al Corriere dello Sport, in un’intervista, sui casi di Covid in Serie A e sui contagi in aumento in Italia.

A seguire le parti salienti dell’intervista che è possibile leggere sul quotidiano in edicola.

Non credo ad una moltiplicazione allarmante dei contagi, si deve imparare a convivere con il virus. Due o tre casi asintomatici per squadra non deve portare a paralizzare il sistema calcio, sarebbe un errore macroscopico. Vale sia per la vita ma soprattutto per il calcio che ha mostrato responsabilità.

I numeri dimostrano che, anche se ha un alto tasso di contagio, il virus tende a non diventare malattia. A fronte di tanti contagi, la malattia non è espressa. Non dò la colpa ai calciatori che hanno avuto una pressione psicologica e ambientale incredibile concentrata in pochi mesi. Una umanissima riduzione di attenzione.

Le discoteche dovevano rimanere chiuse, dato che sono luoghi osmotici per definizione ed ideali per la propagazione del virus. Mi dispiace per Sinisa Mihajlovic, ma è possibile che a seguito del trapianto ha rinforzato il suo sistema immunitario rispetto al virus. La riapertura graduale ai tifosi degli stadi non la vedo molto lontana ma deve essere programmata seriamente; direi un 3-4 mesi.

Fondamentale è l’impatto emotivo e psicologico che ci può essere con l’apertura delle scuole in Italia. Per quanto riguarda le terapie, c’è questa delle basata sugli anticorpi monodonali, molto promettente; non è tossica ed è innocua, si applica nella fase acuta della malattia ed uccide il virus in poche ore. Questa è una terapia che si comporta come un vaccino; il vaccino sarà pronto a fine anno ma sarà disponibile solo per l’estate prossima.

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