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Paolo Rossi, i compagni dell’82 portano il feretro: le loro parole

paolo rossi

Paolo Rossi assieme ad i suoi compagni di squadra, ancora un’ultima volta. La commozione ed il ricordo dei ragazzi dell’82.

 

 

Sono in corso nel Duomo di Vicenza i funerali di Paolo Rossi, scomparso a soli 64 anni dopo una malattia. Il feretro è stato portato dai suoi compagni, dai suoi meravigliosi amici Campioni del Mondo nel 1982, in particolare Marco Tardelli, Giancarlo Antognoni, Antonio Cabrini e Fulvio Collovati. Lacrime e commozione per un ragazzo fantastico, oltre che per uno straordinario attaccante che ha fatto emozionare e gioire milioni di italiani.

Ecco le parole di alcuni dei suoi amici più cari ed ex compagni di Nazionale, come raccolte dal corriere.it.

Cabrini: “Non ho perso solo un compagno di squadra, ma un amico e un fratello. Insieme abbiamo combattuto, vinto e a volte perso, sempre rialzandoci anche davanti alle delusioni. Siamo stati parte di un gruppo, quel gruppo, il nostro gruppo. Non pensavo ti saresti allontanato così presto, ma che avremmo camminato ancora tanto insieme. Già mi manchi, le tue parole di conforto, le tue battute e i tuoi stupidi scherzi. Le tue improvvisate e il tuo sorriso. Mi manca proprio tutto di te, oggi voglio ringraziarti perché se sono quello che sono lo devo anche al meraviglioso amico che sei stato”.

Altobelli: “L’altra sera quando la moglie ci ha mandato il messaggio dicendo che Paolo se ne era andato con lei che lo ha accompagnato stringendogli la mano ho invidiato quel momento, avrei voluto essere lì anche io ad accompagnarlo. La nostra è una chat dove parliamo, siccome era un periodo che non rispondeva più ho provato a mettere delle foto per farlo intervenire. Visto che non interveniva ho provato a capire cosa fosse successo e invece Marco (Tardelli, ndr) mi ha detto che sarebbe presto tornato. Poi avevamo sentito delle voci ma speravamo non fossero vero, ma purtroppo erano vere. Con Paolo siamo stati insieme in Nazionale fino all’86’. Lui era molto più forte di me. Io in allenamento ho sempre cercato di copiare qualcosa, anche se era molto difficile perché aveva qualità naturali ed era difficile. Lui era sempre nel posto giusto nel momento giusto”.

Collovati: “Se ne è andato con dignità, voleva essere il Paolo Rossi che ho sempre visto, sempre sorridente. Noi siamo andati al Mondiale come l’armata brancaleone, Paolo arrivò dopo due anni di inattività. Era deriso da tutti, il suo riscatto e la sua rivincita hanno coinciso con la nostra rivincita. Io se sono campione del mondo lo devo a lui”.

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