Rassegna Stampa

Prandelli: “Mi voleva la Juve ma dissi di no, amavo troppo il colore della Viola”

Prandelli ex ct Italia

In un’intervista che è possibile leggere in versione integrale sul “Corriere dello Sport” oggi in edicola, l’ex CT della Nazionale e attuale allenatore del Genoa Cesare Prandelli ha parlato di alcuni aspetti della sua esperiena di allenatore.

“Sono legatissimo a Firenze anche se all’inizio non capivo lo spiritaccio fiorentino. Non capivo se scherzavano o mi provocavano quando mi fermavano per strada e mi dicevano: ““Te, tu, qui devi vincere tutto…”.

Mi voleva la Juve però amavo troppo il colore della Viola. Chiamai Bettega e gli dissi di no.

Icardi-Inter? Hanno sbagliato tutti. Lei. Sei la moglie del capitano dell’Inter, devi saperlo quando parli in tivù. Lui. Doveva dissociarsi da certe sue dichiarazioni. La società. Quel comunicato stampa. La cosa andava gestita diversamente.

Come si gestiscono Cassano e Balotelli? In Nazionale è più facile, hanno pochi giorni per fare danni. Mi sono sempre piaciuti quelli fuori dagli schemi. 

Cassano è il più divertente in assoluto. L’unico calciatore con cui andrei a cena tutta la vita. Mai banale. Certo, la gestione quotidiana è complicata. Non ha il senso del limite. Ha i suoi codici d’onore. Se ti stringe la mano è fatta, non ti tradisce. Sono i codici della strada da cui proviene.

Potenzialità enormi. Ha tutto. Il problema di Mario è che si accontenta, non ha mai dato continuità nell’applicazione di tutti i giorni. Ma è un ragazzo generoso e sensibile. Purtroppo, in lui il personaggio prevale spesso sulla persona.

Il mio ricordo dell’Heysel?  Ho giocato otto minuti. Ricordo uomini, donne, bambini che correvano terrorizzati in campo. Li facemmo passare da dentro il nostro spogliatoio. Scappavano passando davanti ai loro idoli, Platini, Boniek, senza nemmeno guardarli. Non avevamo visto niente, solo la folla che ondeggiava. Poi, arriva Boniperti e dice: “Ci sono due  morti là fuori, non permetterò alla mia squadra di giocare questa partita. Fu il delegato Uefa a imporcelo per motivi di sicurezza. Pensavamo che la partita sarebbe stata interrotta a fine primo tempo. Ci dissero invece che doveva finire e che non ce ne sarebbe stata un’altra. Io non ho esultato per la vittoria e posso garantirti
che nessuno di quella Juve vuole quella Coppa. I premi partita li abbiamo devoluti alle famiglie”. 

 

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