Napoli

Raspadori si racconta: L’azzurro colore dominante nella sua vita tra Napoli e Nazionale, l’odio per i tatuaggi e svela che è diventato ambi destro per invidia.

Giacomo Raspadori, attaccante del Napoli, è stato intervistato nel corso di “The Pitch autocomplete interview”.

Queste le sue dichiarazioni:

L’infanzia:

Sicuramente il legame con col mio paese, con le persone del mio paese, con la mia famiglia, è fortissimo. È la mia prima squadra di Castelmaggiore: si chiama Progresso Calcio, è la squadra dove sono cresciuto, quindi sicuramente è un legame forte.

Numeri di maglia?

Il mio numero è il 18, è un numero che è legato alla mia data di nascita quindi ho avuto la possibilità e la fortuna di sceglierlo da subito: è per me un numero importante, da quando sono a Napoli ho invertito l’uno con l’8 che chiaramente fa 81, 081 prefisso di Napoli, e quindi pensavo fosse una cosa una cosa carina, comunque anche divertente da fare.

Poi ultimamente in nazionale ho avuto la fortuna di poter indossare la maglia numero 10: per chi è italiano, per chi ama giocare a calcio, un sogno poterlo fare vestendo un numero così importante, sicuramente un grande motivo d’orgoglio, ti spinge a dare il massimo.

Destro o sinistro?

Secondo me è una delle mie qualità migliori, calcisticamente parlando: in realtà io da bambino ero solo mancino e mio fratello più grande tutto destro: io non sopportavo che lui facesse tutto col destro, e quindi da già da quando avevo 3-4 anni ho iniziato a calciare solamente col piede destro, perché volevo essere uguale a lui, e quando si inizia presto si impara più velocemente.

Quindi da lì ho avuto la fortuna di imparare ad utilizzare tutti e due i piedi allo stesso modo.

Azzurro?

Sicuramente è un colore che è entrato a far parte in maniera forte della mia vita, sicuramente un colore importantissimo che spero di poter vestire sia a Napoli, che in azzurro con la maglia della nazionale, il più a lungo possibile, e spero di poter regalare tante gioie ai tifosi sia napoletani che della nazionale.

Idolo?

Kun Aguero: per me è un calciatore in cui mi sono sempre cercato di rivedere, ho cercato di imitarlo in in alcune cose, penso che di assomigliargli, al di là degli aspetti fisici, anche su quelli che possono essere gli aspetti tecnici. È sempre stato per me un punto di riferimento.

Ma oltre a lui ci sono stati anche altri due-tre giocatori che ci tengo a sottolineare: Di Natale, Tevez e Rooney.

Scienze motorie?

E’ un altro lato della mia vita: sto continuando a studiare, è una cosa che mi è stata fortunatamente trasmessa dalla dalla mia famiglia, e in tutto il mio percorso a partire dalle giovanili fino ad oggi ho sempre cercato di conciliare entrambe le cose.

Un po’ l’idea generale è quella che o si fa uno o si fa l’altro, che non possono andare di pari passo: io

invece ho anche nella mia testa, come obiettivo, quello di cambiare un po’ questo pensiero, e spero di riuscirlo a fare perché credo che lo sport possa dare qualcosa in più allo studio, e viceversa lo studio possa essere un vantaggio, un qualcosa in più, per lo sport: sono al terzo anno e mi mancano nove esami, quindi vorrei riuscire a laurearmi entro massimo 2025, ma sono molto ambizioso quindi spero di finire entro il 2024.

Tatuaggi?

Non ne ho e quindi sicuramente la cosa da dire è che non mi piacciono: sembra una cosa eclatante o comunque fuori dal comune. Quindi la motivazione per cui non ne ho, e non penso proprio ne farò è perché non mi piacciono e quindi niente”.

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