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Sarri: “Devo capire cosa posso dare alla squadra”

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Maurizio Sarri, allenatore della Juventus, ha parlato ai giornalisti nella conferenza stampa di vigilia della sfida con il Brescia.

 

Dopo il Verona ha detto: speriamo che tra qualche mese fare tanti cambi non comporti l’alterazione dell’equilibrio. Questo significa che domani tornerà alla formazione antecedente la partita col Verona?

No, perché voglio tutti i dati dai preparatori e dai medici e vedere la situazione in maniera razionale. Inutile andare a cercarsi infortuni adesso. E’ importante avere continuità ora, ma ci sono altre valutazioni importanti. Ieri la squadra ha fatto un defaticante, in  7-8 che non hanno giocato si sono allenati, quindi un minimo di valutazione va fatta oggi.

Brescia sta facendo molto bene, ha perso clamorosamente con il Bologna se no sarebbe con le big. Che impressione le ha fatto e che partita si aspetta visto che sarà anche la prima di Balotelli?

L’impressione è buona, si vede che c’è lavoro dietro. Squadra organizzata, si vede che esprime un calcio piacevole. In questo momento è pericolosa, neopromossa che sta facendo bene, è in condizione e l’esordio di Balotelli può dare una botta di entusiasmo all’ambiente. Partita insidiosa, affrontare queste squadre, che sono molto in salute, in questo momento è pericoloso per noi e per tutti.

Qualcuno potrò riposare? Magari come Bonucci e Ronaldo che hanno giocato sempre.

Valuterò i cambi. Ronaldo ieri aveva un piccolo problema all’adduttore ed è normale. Valuterò i dati e capirò per chi è indispensabile il riposo.

A che punto è l’apprendimento?

L’apprendimento è reciproco. Io devo capire cosa posso dare e la squadra quello che chiedo. Stiamo lavorando, io spero di adattarmi il prima possibile, ma come ho sempre detto l’adattamento di una squadra ai principi dell’allenatore è sempre molto soggettivo.

Sulle punizioni dal limite dà qualche indicazione?

Ci sono indicazioni. Le punizioni di destro vanno a Pjanic e Ronaldo, quelli di sinistro dipende da chi c’è in campo Dybala o Bernardeschi. I rigori si danno indicazioni, la principale e l’alternativa. Poi ci sono momenti della partita in cui magari il prescelto non è nella condizione ed è giusto ci sia un’altra opzione. Ci sono un paio di opzioni per ogni situazione.

Come sta Higuain?

Non ha avuto fratture, quindi penso sia a disposizione. La grande difficoltà che ha avuto in partita è stata la fatica a respirare per il tamponamento, ma è stata scongiurata la frattura.

Ronaldo a parte, si è accorto di non poter  fare a meno di un giocatore in questi mesi?

Ci sono momenti e momenti nell’arco di una stagione. In questa fase è diventato importantissimo per noi Matuidi per motivi tattici, un altro giocatore importante lo stava diventando Douglas Costa, poi purtroppo è arrivato l’infortunio. Un giocatore che mentalmente ci sta mancando tanto è invece Giorgio. Per esperienza però vi dico che spesso nell’arco di un stagione ci sono momento in cui l’indispensabile diventa un altro.

E’ più difficile per lei entrare nel mondo Juve o per la squadra entrare nel mondo di Sarri?

Il mondo Juve non ha niente di particolare e differente da altri tipi di realtà. Questi mondi sono fatti da persone, non è che c’è un diktat dal cielo. Io con queste persone mi trovo benissimo, quindi non ci trovo niente di particolare. La necessità di fare risultati c’è anche in altri ambienti, non è che al Chelsea non ti viene chiesto il risultato. Non c’è tanto di diverso. Qui c’è un alto livello di organizzazione, ci sono persone con cui mi trovo meglio quindi l’ingresso nel mondo Juve è andato bene. Poi c’è l’aspetto tecnico, capire le caratteristiche di tutti i giocatori. Tutti hanno caratteristiche palesi, altri caratteristiche che riconosci lavorandoci giorno dopo giorno, non vedendo qualche partita. Quello è l’adattamento: permettere ai giocatori di esprimersi al meglio mantenendo l’equilibrio di squadra. Questi sono i tentativi su cui bisogna innescare un modo di giocare e pensare. Poi ci vuole tempo, non è un videogioco. Così sarebbe fantasia popolare. Un modo di giocare è un modo di pensare, quindi per innescare un modo di pensare ci vuole tempo.

Dopo quattro giornate che giudizio ti sei fatto delle avversarie?

Non ho visto niente, ho studiato solo le squadre he abbiamo affrontato. Ieri ho studiato il Brescia fino alle dieci di sera, non ho visto partite non collegate a noi. Non ho il quadro generale, ma che quest’anno fosse più difficile era opinione condivisa da tutti e sarà così.

Ha trovato il calcio italiano  cambiato, se non altro come approccio alle partite?

Anche su questo bisogna aspettare. Nelle prime sette, otto partite tutte provano a proporre calcio. Dopo la situazione cambia. Era così anche qualche anno fa. Vediamo se questa tendenza a giocare di più da parte di tutti sarà duratura, perché dopo sette, otto, dieci partite di solito gli atteggiamenti cominciano un po’ a cambiare.

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