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Sarri insegna il bel gioco ma non è più da solo: così si spiega un’evoluzione…nell’evoluzione

Il tecnico del Napoli ha raggiunto i risultati che hanno celebrato la sua carriera e che gli permettono, ad esempio domani, di ritrovarsi l’Empoli da avversario e di farlo su una panchina prestigiosa, grazie al bel gioco. Su sua ammissione sembra che in Italia ci sia voglia di cambiare atteggiamento e scrollarsi di dosso l’etichetta dei praticanti ed insegnanti un calcio vecchio e provinciale, rinunciatario e conservativo. “A livello italiano siamo in un periodo di evoluzione positiva, che sta consentendo una crescita. In Italia ci sono sempre più squadre che impostano il gioco, ed è uno sviluppo positivo”. Così Maurizio Sarri ha risposto sull’argomento ad una domanda postagli dal direttore di 100x100Napoli, Paolo Del Genio. D’accordo che le qualità tecniche individuali, soprattutto a certi livelli, facciano la differenza, altrimenti non si spiegherebbe il perchè il Napoli sia primo e squadre come lo stesso Empoli ed il Sassuolo non abbiano le stesse ambizioni di classifica degli azzurri. Però nel calcio, in particolare in quello moderno, incidono molto l’organizzazione tattica e la qualità del gioco al’interno di un contesto molto più evoluto dal punto di vista delle conoscenze dei punti deboli dell’avversario e ai quali quindi è molto più semplice – grazie anche alla tecnologia – esercitare le dovute contromisure. E allora a gettare le basi dei successi a lunga, ma anche media se non rapidissima – come nel caso proprio del Napoli – scadenza ci pensa l’allenatore con le proprie conoscenze. La preparazione e la cultura del lavoro di un tecnico come Sarri e la capacità di trasferire i propri principi con efficacia ed entusiasmo, forse, non hanno eguali nel panorama calcistico nazionale. Tanti però lo stanno seguendo, nel tentativo di praticare un “calcio vero, senza badare al nome…” e, per fortuna, in Italia lo hanno capito in tanti. Perchè solo così si hanno maggiori possibilità di combattere lo strapotere del Nord, abituato, un tempo ed in parte anche oggi, a veder arrivare dalle proprie parti sempre campioni affermati che magari badassero più a raggiungere glorie personali che non al bene della squadra. Quando invece c’è un progetto di gioco ben definito alla base di un gruppo, sì con qualche punta di diamante per lo mezzo ma con in fondo un equilibrato ed umile organico di partenza, che cerca di aggirare gli ostacoli economici ed ogni altra forma di impedimento che purtroppo ancora oggi esiste nello sport, ognuno si sente come una piccola rondella di un ingranaggio che va alla perfezione e che può solo augurarsi di continuare ad evolvere

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