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Silver Mele: “Quei figli..del 38” tra ironia e verità il racconto social di quelli che “toglietemi tutto ma non il mio 38”

Silver Mele: “Quei figli..del 38” tra ironia e verità il racconto social di quelli che “toglietemi tutto ma non il mio 38”.

 

L’ironia e l’arguzia per rimarcare ciò che troppo spesso nel panorama del calcio italico, frastornato da scandali e inchieste per le quali si patteggiano pene e sentenze, finisce colpevolmente nel dimenticatoio. Così Silver Mele, volto noto di Canale 8, ha lanciato da qualche mese una rubrica social che ha scatenato le reazioni e una grande partecipazione da parte degli appassionati calciofili.

– Cos’è “Quei figli…del 38”?

S.M.: Chiariamo subito un concetto al fine di evitare incomprensioni: passione e tifo calcistico sono liberi, ci mancherebbe altro. Ci si può innamorare di questa o di quella squadra. Farlo tuttavia non vuol dire tollerare i paraocchi e andare oltre regole, leggi e sentenze.

– Puoi spiegarti meglio?

S.M.: Il punto di partenza è il 38, il numero di scudetti della Juventus cassato dalle istituzioni calcistiche nazionali. Ho notato negli anni il dilagare di tendenze negazioniste che, veicolate in nome del tifo, sono divenute oltraggiose per quanti invece regole, leggi e sentenze le rispettano, finanche in maniera maniacale. D’altronde arrivare ad esporre nel proprio stadio il 38, simbolo acclarato di fraudolenza, non è una bella cosa. E non basta giustificare la scelta con l’adagio “in casa mia faccio ed espongo ciò che voglio”. Non lo ha mai neppure pensato il Torino cui fu revocato lo scudetto vinto nel luglio del 1927 davanti al Bologna. Quindi cassato a novembre al termine di un processo lampo, condotto in prima persona (con minacce, metodi violenti e “fascistissimi”, senza avvocati difensori per gli accusati) dal presidente federale Leandro Arpinati: gerarca ancora potentissimo a quel tempo.

– Quindi la censura è per gli assertori del 38?

S.M.: Esatto. In realtà sono loro i meno colpevoli in quanto indottrinati male, volutamente male da logiche editoriali che ormai hanno come unico obbiettivo le vendite. Quindi, l’unica cosa che conta è saziare il ventre di chi acquista, in maniera particolare delle tifoserie più numerose che alcune cose proprio non vogliono sentirsele dire. Così i magistrati di Procure importanti diventano nemici, faldoni da migliaia e migliaia di pagine frutto di un complotto ordito ai danni di povere vittime, regole, leggi e sentenze gabbate puntualmente anche attraverso sproloqui social intrisi di violenza e maleducazione. D’altronde, ritengo da sempre che le tendenze negazioniste siano a tutti i livelli cause di sottocultura.

– Allora cosa si fa?

Niente, nel mio piccolo gioco alla caccia ai trentottini, mettendone spesso in evidenza eccessi e obbrobri. Sempre in maniera educata ma fortemente divertita e ironica.

– Ma loro rispondono male…

Nella maggior parte dei casi si. Toccagli tutto ma non il 38 perché credo che gli oltranzisti rivivano la tragedia sportivo-giudiziaria del 2006 che ne accompagna sempre, probabilmente sempre sarà così, titoli e vittorie.

  Ci sono veri e propri personaggi che hai creato ad arte.

Si. Quelli che esagerano li banno davvero. Altri li prendo ad esempio al contrario. Nascono così i vari NinoSiculo, Ciacio Cassato, Galletta Marchigiana che sono vere e proprie guide di come non si debba fare o procedere nella passione sportiva. Che è innanzitutto rispetto di codici e degli altri.

– Non sono però tutti così…

Assolutamente no. Ci sono tifosi veri che riconoscono la storia e a quelli va di diritto tutto il nostro rispetto.

– Le conclusioni?

Che lo sport va vissuto in maniera divertente, con partecipazione profonda quanto il senso etico che deve accompagnare gare, partite e risultati. Perché lo sport è anche un modo fondamentale di veicolare i giusti valori alle nuove generazioni. Dovesse passare il concetto che chi bara è dritto e chi rispetta le regole un fesso avremmo perso prima ancora di scendere in campo.

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