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Tamburini: “Se il pallone conosce solo la cultura dell’odio”

Il giornalista Stefano Tamburini, ha scritto un articolo su Il Terreno dove parla dell’odio nel mondo del calcio.

 

Ecco quanto scrive: “È una differenza sottile, quella che c’è tra “con” e “contro”, ma è sostanziale. E rappresenta l’essenza del problema principale di questo devastato italico pallone, attorniato dai debiti miliardari e dalle incertezze legate ai soldi dei diritti tv.

Il nodo è proprio questo: non si gioca più “con” un avversario ma “contro”. Ormai chi vince quasi mai ha il rispetto dei battuti, proprio come in guerra, perché questa di fatto è guerra. È un mondo dove deficienti e delinquenti vanno a braccetto e qualche volta sono entrambe le cose, vivono e prosperano grazie alle connivenze con dirigenti poco attenti alle regole. È un ambiente malato, quello che ad esempio macchia una bella festa scudetto con l’esposizione di bare con i colori della squadra battuta e con i nomi dei giocatori avversari, che invece di gioire inneggia al Vesuvio o a Superga. O, in altri stadi, irride le vittime dell’Heysel.

L’unico presidente al quale si deve dare atto di un bel “fucking idiots” a quei tifosi che rovinano tutto è l’imprenditore statunitense che guida la Roma, James Pallotta. Gli altri o fanno gli gnorri, evitando ad esempio di capire come siano entrate le bare con il nome di Insigne alla festa Juve, o riducono a ragazzate le pesanti azioni ultrà. I più si lasciano andare a galattiche sciocchezze («sono cose che non c’entrano niente con il calcio») e minimizzano i cori definiti “discriminazione territoriale” che in realtà sono razzismo punito con multe ridicole.

In ben 12 su 19 trasferte del Napoli le società di casa sono state punite per questo e almeno altre tre volte gli arbitri hanno fatto finta di niente. La norma imporrebbe di fermare le partite, nessuno lo fa perché i prepotenti hanno vinto. Nel nostro calcio è impossibile vedere Rafa Nadal che abbraccia Roger Federer dopo aver perso il punto decisivo.

Qui i vincitori non capiscono che è il valore dei vinti a dar lustro ai trionfi, qui i vinti non si fidano più perché pensano che ci sia un “sistema” senza pari opportunità. Che sia vero o no, in sé è un bel casino”.

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