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Tatticando. L’analisi tattica con immagini della finale di Coppa Italia Napoli-Juventus

Il Napoli con pieno merito ha vinto la sesta Coppa Italia della sua storia. Battuta la Juventus ai calci di rigore. Proviamo ad analizzare come hanno giocato le due squadre. 

Introduzione. Partita non spettacolare e dai ritmi blandi. Le due squadre che, come è giusto che sia, non hanno ancora smaltito le ruggini degli oltre tre mesi di stop per il cornavirus. Le statistiche raccontano della Juventus che ha stazionato più tempo nella metà campo avversaria ma senza essere mai pericolosa se non sfruttando due errori individuali in disimpegno degli azzurri. Il Napoli, superiore nel possesso palla, ha controllato la partita senza sofferenza e bravo a creare le azioni da gol più pericolose che hanno legittimato la vittoria. Gli azzurri sono sembrati anche leggermente superiori sotto l’aspetto fisico visto che hanno corso per più chilometri e hanno terminato la gara in costante crescita.

La Juventus. Sarri ha puntato su un 4-3-3 modificato. Douglas Costa e Dybala schierati molto vicini per provare a creare superiorità numerica su quella che poteva essere la fascia debole del Napoli. In realtà i due attaccanti spesso si sono pestati i piedi e poco è servito il tentativo di alternare i due nel ruolo di attaccante centrale per creare un alternativa con Ronaldo spostato sulla sinistra. Il tecnico bianconero ha poi puntato su Cuadrado esterno destro basso per opporre a Insigne un calciatore veloce e in grado di ripartire nel caso il napoletano avesse lasciato qualche buco sulla fascia. Vano anche il tentativo di portare più fantasia in attacco avanzando il colombiano con l’ingresso di Danilo per un evanescente Douglas Costa. La grande sofferenza per la Juventus è arrivata dal centrocampo. Pjanic è stato praticamente estraniato dal gioco e Bentancur si è annullato a vicenda con Zielinski. Inspiegabile la scelta di lasciare in campo un impalpabile Matuidi pur avendo a disposizione cinque cambi. Sarri ne ha utilizzati solo tre, pagando dazio dal punto di vista fisico nel finale. L’ostinazione di voler trasformare Bernardeschi in centrocampista ha generato ulteriore confusione quando Sarri nel secondo tempo ha schierato l’ex Fiorentina al posto di Pjanic prima come mezzala e poi nel suo ruolo con l’ingresso tardivo di Ramsey.

La Juventus in fase di possesso palla

La Juventus in fase di non possesso

Il Napoli. Ormai Gattuso ha trovato i suoi equilibri con il 4-1-4-1 in fase di non possesso e con il 2-3-2-3 in fase di possesso. Intelligente Gattuso a prevedere che Demme sarebbe stato marcato dai centrocampisti bianconeri e da Dybala per impedirgli di essere il faro di centrocampo. Così con Fabiàn ha creato un’alternativa all’organizzazione della manovra. Giusta la scelta di schierare Callejon per avere un maggiore equilibrio nelle due fasi. Come altrettanto felice è stata la scelta di schierare al posto dello spagnolo il più fresco Politano quando le due squadra hanno iniziato ad accusare il prevedibile calo fisico. La squadra corta e compatta ha chiuso bene tutti gli spazi agli avversari. Però alcuni evitabili errori individuali hanno creato un po’ di apprensione a Meret comunque attento e bravo a neutralizzare i due-tre tiri avversari degni di cronaca. In alcuni frangenti della partita al momento della rifinitura della manovra si è notata però la mancanza di un riferimento al centro dell’attacco anche per il poco contributo di Mertens non in perfette condizioni fisiche. Non a caso Milik appena entrato ha avuto una ghiottissima occasione per chiudere prima la partita. Furbo Gattuso anche nel togliere l’ammonito Mario Rui nel finale per evitare rischi inutili di inferiorità numerica.

Così il Napoli in fase di non possesso

Così il Napoli in fase di possesso

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