Rassegna Stampa

Tebas presidente Liga spagnola: “I fondi la risposta alla crisi, dietro la Superlega c’è la FIFA”

javier tebas

Il presidente della Liga spagnola Tebas ha rilasciato un’intervista che è possibile leggere in versione integrale sul Corriere della Sera oggi in edicola e della quale vi proponiamo un breve estratto.

“Sono convinto che l’accordo con il fondo CVC è la risposta alle sfide che dobbiamo affrontare, darà alla Liga l’impulso per diventare un’azienda globale di intrattenimento digitale. 

Punti di forza? I vincoli ben precisi: 70% per infrastrutture e investimenti, 15% peri debiti, 15% per i giocatori. Con più di 2000 milioni di euro il sistema potrà crescere, affrontando con maggiore liquidità la crisi dovuta al Covid. Ma non è il denaro che farà la differenza, bensì i progetti di sviluppo. Serve più digitalizzazione e internazionalizzazione. Ma soprattutto serve migliorare la competizione, metterla al centro. 

Punti deboli? Nessuno. Se il fondo guadagna, la Liga guadagna. 

Io voglio anche una serie A forte economicamente. L’ho detto tante volte anche al presidente della Juventus, Andrea Agnelli, che ora deve fare un aumento di capitale di 300 o 400 milioni: la soluzione non è nella Superlega ma nel portare la serie A al livello che merita. Non ci può essere tutta questa differenza fra Liga e serie A. L’Italia, organizzandosi, potrebbe tornare in pochi anni ai livelli di un tempo. Ha tutto per riuscirci. Ma deve cambiare
mentalità. 

All’idea dei fondi voi ci avevate pensato prima di tutti, non escludo che l’esempio della Spagna possa essere seguito. Anche perché la serie A deve fare un cambio urgente, di controllo economico e di iniezioni come quella dei fondi. Ma alla svelta. Altrimenti rischia di restare molto indietro. Deve internazionalizzarsi, ma se vuole tornare al passato deve guardare al futuro. Come fa l’Italia a incassare meno della Spagna, essendo superiore per abitanti e reddito pro capite? 

Superlega? Non è un format ma una concezione ideologica di alcuni club europei, che vogliono decidere da soli
il futuro del calcio mondiale. Il format presentato è morto, ma la strategia che sta alla base è vivissima. E va combattuta. Anche perché ha appoggi silenziosi, come quello della Fifa”. 

 

 

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