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Tifosi? Chi comanda se ne lava le mani

Calcio o non calcio? Non ci stiamo chiedendo se dare o meno un calcio ad un pallone e nemmeno stiamo parafrasando la famosa frase di William Shakespeare “essere o non essere…”.

Ci stiamo semplicemente chiedendo se si tratta del gioco del calcio o di qualcosa che con il gioco del calcio non ha nulla a che fare. Il confine tra gioco del calcio e discriminazione sociale è divenuto ormai un margine difficilmente decifrabile. Negli stadi italiani di calcio, tutti gli stadi, di tutte le serie, da quelle inferiori nelle quali si sfidano anche città divise da un marciapiede fino a quella più nobile, la Serie A, canti che incitano la propria squadra sono accompagnati da cori che insultano gli avversari.

Facciamo una premessa doverosa: E’ sempre sbagliato generalizzare. E non lo faremo.

Negli stadi di calcio ci sono vari tipi di spettatori: quelli che non insultano nessuno (pochi), quelli che lo fanno in maniera goliardica e giocosa (molti), quelli che lo fanno per scaricare un risentimento di rabbia nei confronti degli avversari (abbastanza) e quelli che addirittura lo fanno con spirito di rivolta che spesso sconfina i margini di un semplice gioco (pochissimi). Tutti hanno una personale e forse addirittura rispettabile motivazione per agire così. Non ci addentriamo in argomentazioni che ci porterebbero in emisferi extra-calcio, ci limitiamo solo a dire che ad ogni azione non degna, dovrebbe seguire una pena ed una riabilitazione. L’essere umano, e quindi anche il tifoso, andrebbe educato. Può essere educato, sa “addirittura” lasciarsi educare.  La sconfitta del fenomeno hooligans in Inghilterra ne è l’esempio più cristallino. Dunque, andando al di la di ogni contorta, arzigogolata, ingarbugliata matassa dialettica invitiamo voi tutti ad una banale riflessione: Nel corso degli anni, da parte di chi gestisce il mondo calcio si è avuta la volontà di risolvere tutte le problematiche croniche ad esso legate? La risposta mi sembra evidente: No. Di chi la colpa? Dei tifosi? Certamente no. Abbiamo parlato di “volontà” perchè utilizzare la parola “incapacità” avrebbe messo in discussione e quindi offeso chi ha le redini tra le mani dello sport più popolare del nostro paese. E allora basta con tutte queste chiacchiere, basta con questa serie interminabile di virtuali buoni propositi mai tramutati in fatti. Evidentemente a quest’esercito di appassionati si vuol somministrare il “non calcio” e tutti noi, innamorati pazzi di questo gioco, ne ignoriamo tutti i difetti purchè ci resti accanto per l’eternità. Nel 500′ la chiesa strumentalizzava le proprie azioni per avere il popolo al suo seguito. Non vorremmo, oggi, ci sia un interesse nascosto affinchè persista una rivalità “esasperata” in modo l’ “arena” sia sempre carica e soprattutto numerosa….

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