Rassegna Stampa

Bianchi: “Quando dissi a Maradona: fermati o farai la fine di Monzon”

bianchi

Ottavio Bianchi, allenatore del Napoli del primo scudetto e della Coppa Uefa, si racconta nella sua autobiografia “Sopra il Vulcano”.

 

 

Queste le rivelazioni sullo Scudetto perso nell’88:

“Quando la strada sembrava spianata e il risultato acquisito, è iniziata la corsa al rinnovo del contratto”. Disse a Ferlaino: “Appena vinto lo scudetto fate quello che volete, ma non prima: sarebbe estremamente pericoloso”. Ma poi – spiega oggi alla figlia cronista – qualche giorno dopo vide il presidente annunciare in tv il rinnovo di Maradona e a quel punto lo spogliatoio implose,con altri calciatori che pretesero i prolungamenti anche dei loro contratti, mentre il capitano scivolava verso l’abisso.

 

Maradona stava scivolando nell’abisso della droga, così Bianchi rivela un duro confronto che ebbe con Diego:

“Un giorno, non ricordo cosa avesse combinato, gli dissi che avrebbe fatto la fine di un pugile suonato, allo sbando. Vuoi proprio finire come Monzon? gli chiesi a muso duro”. Monzon, uno dei miti argentini. Campione del mondo dei pesi medi, si rovinò dopo aver chiuso con la boxe. Fu condannato a 11 anni di carcere per avere strangolato la moglie Alicia. Uscito per buona condotta,morì a 52 anni in un incidente stradale: l’auto sbandò nella corsia di sorpasso, in quello schianto c’era tutta la sua folle vita. E Diego come reagì? “Lei ha ragione, mi rispose, ma io voglio vivere la vita con il piede che spinge sull’acceleratore. In quel momento mi resi conto che non c’era niente da fare”.

 

Infine, Bianchi si lascia andare ad altre rivelazioni, considerazioni sulla sua avventura alla panchina del Napoli:

Bianchi non è rimasto affettivamente legato solo alla festa per lo scudetto vinto nell’87 ma anche alla manifestazione dei tifosi dopo quello perso nell’88: al San Paolo gridarono «Ottavio Ottavio» e “in cinquant’anni di calcio è il ricordo più commovente che conservo dentro di me. In quella incredibile città si passa dall’esaltazione allo scoramento in un battito di ciglia. La teoria del lavoro e del sacrificio come la intendo io non è mai stata di casa. Per ottenere un risultato si deve lavorare un anno, non una settimana. La squadra deve dipendere solo da me. La mia conduzione sarà terroristica”.

 

 

Fonte: Il Mattino

Comments

comments

Ultimi Articoli

To Top