Rassegna Stampa

Punzi, infettivologo: “Il virus è più debole. E’ mutato per sopravvivere più a lungo nell’uomo”

covid-19

Rodolfo Punzi, direttore del dipartimento di Malattie infettive urgenze infettivologiche al Cotugno di Napoli, ai microfoni de Il Mattino.

 

 

La Sars Sov 2 è diventata una malattia più tenue?
«Non ci sono ancora studi scientifici pubblicati in grado di provare quella che tuttavia a molti clinici, sia in Campania sia in altre regioni, appare come una chiara percezione».

Il distanziamento può aver influito sull’espressione del virus?
«Questo non lo credo. È servito invece a limitare l’infettività che oggi ha un valore sotto 1 e dunque sotto controllo. Sul piano clinico l’espressione della malattia deve rispondere ad altri fattori. Il distanziamento riduce i tassi di infezione, i ricoveri, i numeri ma non può migliorare il quadro clinico».

Quali possono essere, dunque, le ragioni di quest’attenuazione se il dato percepito fosse vero?
«La diagnosi è più precoce e l’inizio della terapia avviene prima. Ma va detto che molti deceduti nel mio reparto avevano altre malattie. Un dializzato, uno con carcinoma, uno con grave cardiopatia. Sarebbero necessarie le autopsie per capire meglio e In Cina ne hanno fatte pochissime, in Campania nessuna, al Nord diverse».

Le cure domiciliari: contano anche i farmaci?
«Tutti sono impiegati su base empirica ossia non hanno ancora il conforto di studi basati sull’evidenza. Utilizziamo tanti farmaci: clorochina, antivirali, antibiotici, antinfiammatori, cortisone, colchicina, anticoagulanti a basso peso molecolare, antibiotici, antivirali, inibitori delle proteasi virali, monoclonali anticitochine come il Tocilizubab e siamo partiti anche con l’allestimento del plasma iperimmune ma di specifico non abbiamo ancora nulla».

Oggi rispetto agli inizi non curiamo meglio la Sars Cov-2?
«Di certo utilizziamo meglio i farmaci: cortisone ed eparina vanno somministrati al momento giusto».

Quali sono le altre ipotesi per spiegare l’attenuazione della malattia?
«L’etàmedia degli ammalati che si è abbassata inoltre c’è la possibilità che il virus possa essere mutato. Quasi sempre i virus respiratori del passato, come la Sars, la Mers e l’influenza H1N1 sono mutati in senso favorevole per se stessi».

Una sorta di selezione naturale dei ceppi meno virulenti che si riproducono meglio?
«Sì, il virus ha come unico scopo sopravvivere, le epidemie più mortali si estinguono. Più il virus è tenue più permane nell’uomo».

Ma l’attenuazione del decorso dipende più dall’aggressore, ossia il virus, o dall’aggredito, quindi l’uomo e le sue terapie?
«L’aspetto dell’aggressore credo che sia prevalente in questo caso. Anzi penso che abbia avuto diversa espressione nelle varie regioni italiane ed europee anche per questo anche se ha contato la gestione ospedaliera e il tempo che abbiamo avuto per correre ai ripari prima».

Il virus resta contagioso però…
«Sì, i numeri in tutto il mondo sono spaventosi».

Se tornassimo a un fattore R0 di 3 vedranno di nuovo gli stessi morti?
«Io credo che il virus sia mutato ma va dimostrato con lo studio e l’isolamento del virus. Lo studieranno i virologi nei mesi a venire».

Ci sarà la recrudescenza ad ottobre?
«È possibile. La prima cosa da fare è evitare di fare confusione con l’influenza e dunque vaccinarsi già a settembre».

Le spiagge allora sono meno pericolose?
«Sì, anche il caldo aiuta a inattivare prima il virus. La refrigerazione abbassa invece le difese immunitarie e ci rende più suscettibili».

Avremo una lunga convivenza con Covid-19?
«Credo di sì ma speriamo con numeri bassi e quadri clinici meno drammatici. È importante che non si sviluppino focolai. Mascherine e distanza fisica no ad assembramenti e riusciremo a tenergli testa fino al vaccino».

 

 

Fonte: Il Mattino.

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